Alla sequela di Dio che chiama

Gesù ha annunciato a Nazaret che lo Spirito del Signore lo ha mandato ad annunciare l’anno di grazia, il regno di Dio. Siamo ora sulla riva del lago e la gente si accalca attorno a Gesù perché vuole ascoltare la sua parola di salvezza. Gesù utilizza la barca di Simone per poter parlare meglio alla gente e chiede la sua collaborazione. Pietro assiste alla predicazione di Gesù che gli chiede di andare a pescare di giorno, tempo non adeguato per pescare.

Simone obietta che ha già faticato molto di notte, ma che si fida della sua parola, dopo averlo ascoltato mentre parlava alla folla sulla riva del lago. Simone non era stato un ascoltatore distratto delle parole di Gesù, ma subito vi aveva aderito, sentendole vitali per lui.

La pesca si fa “miracolosa” e straordinaria, hanno bisogno di aiuto dei compagni sull’altra barca, e tuttavia quasi non bastano per tornare a terra con le barche piene di pesci. L’abbondanza della pesca – avvenuta di giorno nella pienezza della luce – che allude alla presenza di Gesù quale luce del mondo (Gv 1,5; 9,5) – rende evidente a Simone chi è Gesù. Egli lo chiama Signore e riconosce in lui quanto meno un inviato di Dio e si riconosce contemporaneamente peccatore. Simone non si ritiene degno di poter stare vicino a un inviato dal Signore, in quanto si considera uomo impuro, come Isaia dice di se stesso nella prima lettura.

Il timore di Pietro – e di tutti noi – è che se guardiamo al nostro peccato pensiamo che il Signore sia pronto a condannarci. Invece il Signore Gesù è venuto per dare la vita («Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa», 1Gv 3,20) e, proprio per questo, dice a Simone di non avere timore di lui, perché egli non è qui per condannare (Gv 12,47: «non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo»), ma per rendere piena la sua vita facendolo diventare pescatore di uomini per il Signore («Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci», Mt 13,47).

Si lascia tutto quando si trova il tesoro della propria vita («Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo», Mt 13,44).

Si lascia tutto perché si è trovato qualcosa che vale più di tutto: una persona da seguire sulla via della vita.

7 febbraio 2016 – V Domenica Ordinaria – Anno C

Luca 5,1-11

In quel tempo, 1 mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2 vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». 9 Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».

11 E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

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