Cari politici, la povertà si combatte anche con un voto

Dall’inizio della crisi economica, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: 1,8 milioni nel 2007, 4,6 milioni oggi. Se, poi, entriamo nel dato generazionale, osserviamo anche altre negatività.

Nell’Italia del 2005 l’incidenza della povertà assoluta, tra le diverse generazioni, era sostanzialmente simile. A fronte di una quota del 3,9% per gli under 18, per gli over 65 gli over 65 raggiungevano il 4,5%: uno scarto inferiore all’1. Ora, il quadro è il seguente: per gli over 65 la quota è pari al 4,1%, per gli under 18 si schizza al 10,9%.

In sintesi: i minori sono molto più poveri degli anziani e la scala della povertà cresce al decrescere dell’età. Per quanto non ci piaccia alcuna scala in quest’ambito, quella attuale getta qualche ombra di più sul futuro del nostro Paese, sulla meccanica generazionale che (democraticamente) offrirebbe pari opportunità a tutti. Nella realtà, nella quotidianità, non tutti sono uguali in termini sostanziali. Anche in questo caso, così com’è la prima parte della Costituzione non si realizza.

Oggi l’Alleanza contro la povertà in Italia – un cartello di 36 organizzazioni – lancia un appello alle principali cariche istituzionali e a tutte le forze politiche: prima di chiudere il sipario della XXVII legislatura approvate il “ddl povertà”! Questa sì che sarebbe una risposta concreta ai dati che sopra sono stati elencati.

Il filo che tiene insieme questa legislatura, si sa, è piuttosto sottile. Ma, prima che si spezzi, qualcosa di buono si può fare: d’altra parte non di sola legge elettorale si vive (a parte il Parlamento, certamente). Questa sarebbe una splendida occasione anche per dare una risposta a ciò che alcuni osservatori hanno letto nel dato referendario. Hanno detto e scritto che la politica dimenticava le periferie, che bastava leggere la geografia del No per identificare il disagio, che bisognava essere capaci di interpretare politicamente la condizione di povertà: ecco allora la grande occasione, l’opportunità.

L’iter del ddl povertà ha già visto l’approvazione della Camera dei deputati. Ora, se l’appello sarà ascoltato, sarà la volta del Senato. E poi ancora la Camera, qualora ci fossero emendamenti al testo. Approvare il ddl e dare un minimo di tempo per realizzare un serio piano di contrasto alla povertà assoluta è quanto si può chiedere ora con la certezza di trovare solidarietà da ogni parte politica. Ma occorre che questa solidarietà si trasformi in voto: non per un gesto natalizio, ma per un gesto democratico.

Roberto Rossini