Domenica 3 giugno 2018 Anno B

Dal vangelo di Gesù Cristo secondo Marco

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».

Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».

I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

RIUNITI A CELEBRARE LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA

a cura di don Aldo Celli, accompagnatore spirituale ACLI Arezzo

La festa del Corpo e Sangue di Gesù ci dà l’occasione di ripensare   il mistero che celebriamo ogni domenica e che chiamiamo Eucaristia, Messa.

Che cosa è la Messa? Non facile una definizione esaustiva. Dice il Concilio: è “culmen et fons della vita cristiana” (LG 11): è rendimento di grazie (questo significa la parola Eucaristia); è memoriale riassuntivo della vita di Gesù tutta spesa, fino al dono totale, per manifestare l’amore di Dio per l’umanità; è ripresentazione del mistero pasquale e preannuncio della parusia: “Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”, proclamiamo dopo la consacrazione; è banchetto di comunione fraterna …

È celebrazione dell’alleanza. Questo il tema che unisce le letture.

Alleanza, in genere, indica un libero patto, un contratto tra due partners che uniscono il loro destino, uniscono forze, iniziative, impegni, in vista di un comune obiettivo (a volte militare: triplice, santa alleanza).

La Bibbia presenta Dio che prende l’iniziativa di stringere alleanza con il suo popolo: un patto di amicizia, di solidarietà, di comunione profonda, coinvolgente. Dio si impegna per primo, offre alleanza, rimane fedele sempre e comunque: “Io sarò il vostro Dio (un Dio per voi, dalla vostra parte) e voi sarete mio popolo”; cioè al suo popolo chiede corrispondenza: ascoltare e mettere in pratica le sue parole.

È quanto avviene al Sinai (I lett.  Es 24,3-8): l’alleanza è stabilita in base alle “parole e norme” (Codice dell’alleanza) e suggellata nel sangue, asperso sui due contraenti: sull’altare (rappresenta Dio) e sul popolo.

Da ricordare che nella concezione antica il sangue è principio vitale, l’elemento più prezioso e misterioso, perché “la vita di ogni essere vivente è il suo sangue” (Lev 17,14). Per cui unire il sangue significa unire la vita (triste rito dei clan mafiosi), instaurare un rapporto di reciproca appartenenza, di “consanguineità”. Alleanza   nel sangue vuol dire impegnare tutta la vita, fino alla morte, per rimanere fedeli al patto.

Quella del Sinai è la antica alleanza, fatta da Dio con un solo popolo, nel sangue di animali, alla quale il popolo non è stato fedele. Tanto che i profeti annunciano una nuova alleanza, non come rinnegamento dell’antica, ma come un suo rinnovamento, su basi nuove.

Ed ecco Gesù, dice la seconda lettura (Eb 9,11-15), è “mediatore di un’alleanza nuova”. Nel sangue di  Gesù, sparso sulla croce, Dio  fa l’alleanza nuova ed eterna, indistruttibile, con l’intera umanità.

 

Questa alleanza   si rinnova nella Messa. Nell’ultima cena Gesù dice: “Questo è il mio sangue  dell’ alleanza,  che è versato per molti” (Mc 14,12-16.22-26).  “Per molti”, nel senso inclusivo di moltitudine: giustamente nelle parole della consacrazione si dice: “versato per tutti”.

Dunque nella Messa si celebra l’alleanza nuova ed eterna, si stabilisce un legame di “sangue” con Gesù.

Può aiutarci a comprendere l’immagine della trasfusione: il sangue donato fa vivere chi lo riceve. Attraverso il segni del pane e del vino, la vita di Gesù “si trasfonde“, passa a noi,  per rianimare la nostra vita, renderci “consanguinei” di Gesù.

Andiamo a Messa disposti a rinnovare l’alleanza, un vincolo  con Gesù, non rituale, superficiale, esangue (senza sangue), ma forte,  “sanguigno” (Casati)?

Ho detto rinnovare perché non riusciamo a rimanere fedeli al patto di alleanza a causa della nostra fragilità.  Il primo popolo di Dio, poco dopo l’alleanza del Sinai, adorò il vitello d’oro. E oggi gli idoli si sono moltiplicati.

Abbiamo bisogno di rientrare sempre in questa alleanza.

Proprio per questo la Chiesa ci invita (obbliga) a partecipare, almeno ogni settimana, alla Messa; appunto, a rinnovare la nostra accoglienza del dono di Dio, la nostra fedeltà: l’obbedienza alla Parola, come il primo popolo, che dichiara: “Quanto il Signore ci ha detto noi lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”.

La comunione con Gesù impegna il credente e la chiesa a vivere come Lui è vissuto: a fare della propria vita un dono, una pro-esistenza.

Così insieme a quella con il Signore, rinnoviamo tutte le altre alleanze, quelle che abbiamo stipulato con gli altri, nella vita familiare, matrimoniale, professionale, politica   ….

 

La Messa-alleanza si celebra per viverla nella quotidianità, nelle relazioni.

Fate questo in memoria di me”. Gesù invita: ripetete questo gesto nella liturgia (non è poi tanto difficile), ma ripetetelo, continuatelo poi (questo è più impegnativo) nella vita di ogni giorno.

Non si può, con verità e autenticità, spezzare il pane eucaristico (“fractio panis”, così era chiamata l’Eucaristia), senza disponibilità a spezzare il pane quotidiano.

Ma l’Eucaristia è anche pane che nutre: nutre, alimenta la fedeltà ad ogni alleanza, la disponibilità a cogliere ogni occasione di attenzione, di amicizia, di incoraggiamento, di condivisione.

 

Andiamo a Messa disposti  a  rinnovare l’alleanza, un  vincolo  con Gesù, non rituale, superficiale, esangue (senza sangue), ma forte,  “sanguigno” (Casati)?

Ho detto rinnovare perché non riusciamo a rimanere fedeli al patto di alleanza a causa della nostra fragilità.  Il primo popolo di Dio,  poco dopo l’alleanza del Sinai, adorò il vitello d’oro. E oggi gli idoli si sono moltiplicati.

Abbiamo bisogno di rientrare sempre in questa alleanza.

Proprio per questo la Chiesa ci invita (obbliga) a partecipare, almeno ogni settimana,  alla Messa; appunto,  a rinnovare la nostra accoglienza del dono di Dio, la nostra fedeltà: l’obbedienza alla Parola,  come  il primo popolo,  che dichiara: “Quanto il Signore  ci ha detto noi lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”.

La comunione con Gesù  impegna il credente e la chiesa a vivere come Lui è vissuto:  a fare della propria vita un dono, una pro-esistenza.

Così insieme a quella con il Signore, rinnoviamo tutte le altre  alleanze,  quelle che abbiamo stipulato con gli altri,  nella vita familiare, matrimoniale,  professionale, politica   ….

 

La Messa-alleanza  si celebra per viverla nella quotidianità, nelle relazioni.

Fate questo in memoria di me”. Gesù invita: ripetete questo gesto nella liturgia (non è poi tanto difficile), ma ripetetelo, continuatelo poi (questo è più impegnativo) nella vita di ogni giorno.

Non si può, con verità e autenticità,  spezzare il pane eucaristico (“fractio panis”, così era chiamata l’Eucaristia), senza disponibilità a spezzare il pane quotidiano.

Ma l’Eucaristia è anche pane che  nutre: nutre, alimenta la fedeltà ad ogni alleanza, la disponibilità a cogliere ogni occasione di attenzione, di amicizia, di incoraggiamento, di condivisione.