Position Paper: “Politiche per le famiglie”

Intorno al tema della famiglia ci sono diverse ambiguità.
La prima è che per molte persone quest’istituzione “è in crisi”, per i più pessimisti è addirittura “morta”; in realtà, la famiglia è ancora la principale protagonista del welfare italiano – in termini di dare, più che di avere – tant’è che è l’unico soggetto che, di fronte ad uno stato sociale frammentato e lacunoso, si prende cura a 360° delle fasce più deboli (minori, anziani, disabili, disoccupati).

La seconda ambiguità è che questo sovraccarico sulla famiglia ha creato alcune distorsioni da un punto di vista culturale e sociale. La famiglia, per il fatto di essere il più importante ammortizzatore sociale del nostro Paese, da una parte è un luogo caldo e sicuro in cui rifugiarsi in ogni momento della propria vita, dall’altra è anche una trappola: una trappola per quell’alta percentuale di giovani che continua a vivere in casa dei genitori come in nessun altro paese europeo e una gabbia per tutte quelle donne che, schiacciate da un’occupazione difficile da conciliare con il doppio impegno di cura dei genitori e dei figli, sono costrette a rinunciare al proprio lavoro.

La terza ambiguità è che la Costituzione italiana, a differenza di altre, contiene diversi articoli che tutelano e promuovono la famiglia, enfatizzandola come soggetto privato e sociale. Eppure la politica l’ha sistematicamente trascurata, fino ad arrivare a rovesciare il principio di sussidiarietà: non è lo Stato che sussidia le famiglie, ma sono le famiglie che sussidiano lo stato attraverso un’onerosa pressione fiscale, pur avendo un welfare incompleto, quando non inesistente. In altre parole, la particolare attenzione dedicata dalla Costituzione alla famiglia stona con l’estrema povertà di interventi attuativi, sia
nella qualità che nella quantità.
Alla luce di queste contraddizioni, quale è oggi il senso e il significato di famiglia? In questo momento di grande cambiamento, come può essere sostenuta? Quale welfare possiamo immaginare per eliminare – almeno in parte – queste ambiguità? E infine, considerato che occorre , per essere realistici, sempre più parlare di “famiglie”, prendendo in esame non solo quelle del mulino bianco ma quelle vere, normali, spezzate e allargate, quale contributo possono dare le Acli?
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