In Emilia Romagna la lotta alla povertà funziona

“Quello dell’alleanza contro la povertà in Italia è stato un bel lavoro, che però non è terminato. Il prossimo obiettivo sarà l’adeguamento dell’assegno, oggettivamente troppo basso. Poi, vorremmo lavorare per far sì che migliori l’infrastruttura del welfare, partendo da una maggiore professionalità nel terzo settore”. Lo ha detto Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli e Portavoce dell’Alleanza contro la Povertà in Italia intervenendo a Bologna a la riunione del Tavolo dell’Alleanza contro la Povertà in Emilia Romagna.
Dopo la presentazione del “Rapporto di Valutazione dal SIA al REI”, avvenuto a novembre, sono stati presentati i risultati relativi all’Emilia Romagna riportando i dati dei distretti della Regione, paragonandoli con quelli della macro area Centro-Nord e con tutt’Italia.
Pur in una situazione mediamente migliore che nel resto d’Italia (in termini di predisposizione territoriale e integrazione e governance delle varie azioni contrasto della povertà) anche In Emilia Romagna si soffre delle stesse difficoltà segnalate dal monitoraggio nazionale. “Scarsità di organico dei servizi sociali territoriali, difficile rapporto con l’Inps e seria fragilità dei centri per l’impiego”, sono stati questi i punti dolenti sottolineati anche da Roberto Rossini. Nello specifico, in Emilia Romagna, a buone performance di vari indicatori fa da contraltare la debolezza dei centri per l’impiego e in generale la scarsa connessione con il Mondo del Lavoro. Sulla distanza dal mercato del lavoro sono ancora da verificare gli effetti della legge regionale 14/2015 Lavoro e inclusione sociale.
Fanno riflettere, da questo punto di vista, i primi dati del monitoraggio in corso sul RES-Reddito di solidarietà della Regione che riportava la Vicepresidente della Regione e Assessore al Welfare Elisabetta Gualmini: nel 65% delle domande presentate la famiglia aveva almeno un occupato.
“Non facciamoci prendere dallo sconforto – ha concluso Rossini – se tra un anno ci diranno che il Rei non funziona. Abbiamo messo in conto un insuccesso nel primo anno. Si tratta di un percorso lungo. E non siamo al punto di partenza. Bisogna avere il coraggio di andare avanti senza tentennamenti”.