I Domenica d’Avvento – 27 novembre 2016

La Parola del giorno: Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14a; Mt 24,37-44

IL SANTO DEL GIORNO

San Virgilio di Salisburgo, vescovo (700 – 784). Virgilio (Vergilius) è la trasposizione latina di Fergal, il suo nome in celtico, essendo lui di origine irlandese. Abate di un importante monastero in patria, durante un viaggio di studio in Francia, Pipino il Breve lo chiama come vescovo a Salisburgo, con il compito di evangelizzare e pacificare il ducato di Baviera da poco conquistato.

Ebbe diversi motivi di attrito con San Bonifacio, legato del Papa in Germania, tra cui divergenze di visioni in campo scientifico e dottrinale. Redarguito da papa Zaccaria, Virgilio abbandonò le dispute teologiche dedicandosi all’organizzazione della sua diocesi, all’educazione religiosa del popolo e all’assistenza ai poveri.

Nel 774 consacrò la prima cattedrale di Salisburgo. Oltre a ciò, curò la fondazione di numerose abbazie tra cui quella di San Candido estendendo la sua attività missionaria anche alla Stiria e alla Pannonia. Morì nel 784 ma venne canonizzato solo nel 1233.   

LETTURE

Verranno molti popoli e diranno: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore”. Isaia 2,3-5  

Gesù disse ai suoi discepoli: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. Matteo 24,37-44   

VEGLIATE DUNQUE  

Quando si entra nel mondo delle “cose ultime”, quelle raccontate dal Vangelo di questa prima domenica di Avvento, si rischia di rimanere come sospesi sul filo dell’equilibrista con il rischio di cadere dentro quello spazio dove tutto appare minaccia e paura, oppure di essere così bravi da percorrere tutto il filo, rimanendo in equilibrio perfetto tra paura e speranza. Inoltre, da come ciascuno di noi interpreta queste realtà ultime, Dio assume il carattere della minaccia o della promessa.

Come al tempo di Noè, come al tempo di Gesù, come ai nostri giorni e come fino alla fine dei giorni noi abbiamo le nostre occupazioni quotidiane: il lavoro, il cibo, le relazioni. Dentro queste occupazioni che a volte diventano preoccupazioni giochiamo i nostri percorsi di speranza o di paura. Partendo da questa parola voglio tentare di delineare una brevissima riflessione affinché possiamo trovare la giusta sapienza per imparare a rimanere in equilibrio come un perfetto equilibrista sul filo su cui cammina la nostra vita, continuamente minacciata e impaurita dagli eventi e insieme sempre carica di speranza e di fiducia grazie al rinnovarsi di parole e gesti buoni.

Intrepreto quella parola Vegliate dunque, come il filo su cui siamo chiamati a camminare ogni giorno. Questa parola è la chiave di lettura di oggi e su questa parola ragioniamo un po’. Gesù attraverso la qualità del vigilare ci chiede oggi di tenere vivo il sogno della nostra vita. Rimanendo sveglio posso pensare progettualità audaci per me stesso e per il mondo. Attenzione, non sogni grandiosi, ma coraggiosi. Pensate con quanta forza Gesù ha creduto nel sogno del regno di Dio suo Padre! Pensate con quanta forza Gesù ha creduto nella fraternità e nella capacità di prendersi cura del povero e del sofferente. Pensate con quanta forza nelle storia uomini e donne hanno costruito un futuro bello e giusto. La qualità che permette di essere coraggiosi è veglia, è l’attenzione alla vita, all’uomo. Gesù ha voluto credere nella bellezza della vita.

Rimanendo sveglio Gesù si è accorto anche di un’altra cosa: ha visto uomini e donne che non volevano sentire parlare di bellezza, di cura, di attenzione alla vita. Rimanendo sveglio ha dovuto sentire più volte quella frase “chi è mio fratello?”. Gesù ha visto la vita feriale, fatta di atti normali, di scelte quotidiane, con persone a volte più capaci di prendere che di accogliere. Questo perché la qualità del vegliare non produce solo uno sguardo bello sul mondo, ma offre lo sguardo vero, non di un banale ottimismo.

Anche noi vegliando sulla nostra vita e sull’umanità, mettiamo in atto la stessa operazione di discernimento della mente e del cuore. Il vegliare è questa operazione di verità sulla nostra vita e sul mondo. Che fare allora? Ricordando sempre che siamo sul nostro filo dell’equilibrista possiamo muoverci così: rassegnarci sognando il tempo in cui esisteva la speranza; ribellarci per disfare e ricostruire; addormentarci dimenticando che possiamo ancora sognare e, per finire, vivere indifferentemente tra bene e male, lasciandoci guidare da sensazioni e gettandoci in un grande equivoco che è il gioco caotico dell’irresponsabilità che porta a dire che non ho mai visto niente, non ho mai sentito niente.

Anche questa è un operazione di discernimento che ha come esito semplicemente la vittoria della minaccia e della paura. La prima domenica di Avvento diventa un invito a trovare il grande coraggio di percorrere altri sentieri. Gesù reputa pronti per le cose ultime, per questo viaggio sul filo dell’equilibrista, coloro che non hanno disimparato l’arte di guardare alla sofferenza, che non hanno mai abbandonato la speranza, che coltivano la veglia della fiducia. Sono queste le persone dei tempi nuovi, sono questi uomini e donne che desiderano la venuta di Gesù salvatore e cercano la salvezza come motivo di speranza.

La prima domenica di Avvento è un invito deciso e coraggioso ad uscire dai deserti interiori, a scrollarci di dosso le paure, per cercare una vita fiduciosa. Questa è la nostra chiamata di sempre che si rinnova ogni anno con il Natale, perché l’uomo e la donna hanno sempre bisogno di sentire come in un rito che si ripete sempre uguale e sempre diverso la possibilità di vincere le proprie paure.   

BENEDIZIONE DELLA MENSA

Dio di infinita bontà, benedici noi e il cibo che mangeremo e fa’ che raccolti con gioia a questa tavola di famiglia, alimentiamo sempre più la carità fraterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.  

 

Leggi il libretto: Verso il Natale. La veglia e l’attesa