Il senso del lavoro secondo i cattolici

Si è conclusa la 48° Settimana sociale dei cattolici italiani. Questa volta il tema è stato il lavoro. Precedentemente era avvenuto solo nel 1946 (anno dell’Assemblea Costituente) e nel 1970 (anno dello Statuto dei lavoratori). Anche il 2017 sembra una scelta di tempo perfetta, col lavoro che si sta trasformando. La Settimana si conclude con una serie di proposte concrete, alcune delle quali – come si dice – immediatamente cantierabili, come per esempio sulla cosiddetta via italiana al sistema duale, il contratto di apprendistato formativo, la formazione professionale quale secondo pilastro del sistema di istruzione e formazione, o ancora l’Iva differenziata per premiare chi rispetta criteri etici o ambientali.

Si propongono quattrocento buone prassi, figlie di un pensiero ormai post-ideologico, dove le “grandi narrazioni” lasciano spazio alle micro-narrazioni di storie generative, di un umanesimo della concretezza che crea nuove sintesi tra materiale e spirituale, tra individuale e collettivo. Il sentiero è infatti piuttosto stretto, tra Stato e mercato, tra valori di differente peso specifico.
Ma più che un sentiero interessa avviare un processo: seminare e raccogliere, superando i fallimenti virtuosi (le belle cose che non “rendono”) e i successi viziosi (il profitto non solidale). Il magistero del Papa ha certamente influito molto sulla scelta del tema: il lavoro come tema sacro. Il premier Gentiloni rassicura: ascolta, condivide e rilancia, ma senza prendere impegni. Peraltro la politica – a questo grande evento ecclesiale – è presente più per i tanti amministratori locali che per i politici veri e propri. Quando compare si declina più come proposta o provvedimento.
Il voto politico interessa a pochi: la parola partiti non si sente proprio e certe identità non appaiono. Sotto questo profilo, il clima è cambiato. Sembra di essere – anche qui – post-qualcosa. Se si volesse dare un giudizio molto molto sintetico, si potrebbe dire così: il livello del discorso è molto politico, ma la politica non c’è (o c’è poco).
Le proposte rivolte alla politica appaiono come la richiesta per un sistema esterno di traduzione operativa. È forse l’esito di un processo che, a partire dalla fine degli anni ’90, fatica a capire quale rapporto costruire con la politica dei partiti, delle elezioni, dei referenti e di quelle dimensioni laicali che più si misurano con essa. È dunque un tema spinoso, se non irritante. Ma bisogna pur farci i conti.
Ultima considerazione. Oltre agli amministratori locali e ai dirigenti associativi, la Settimana sociale ha messo in luce l’esistenza di un bel gruppo d’intellettuali, credibili, intelligenti, realisti. Insomma, un po’ di elementi positivi ci sono. Ora si dovrà capire come procedere.


Post scriptum.
 Tanto per respirare un po’ il clima dell’happening, ecco un soggettivo alfabeto di key words più volte ripetute: atlante delle buone pratiche, bellezza, competenze, dignità, Europa, formazione professionale, formazione duale, giovani, homo faber, innovazione, linguaggi (plurimi), manifesto d’impegni, neet, origine e destinazione (il lavoro), proposte concrete, qualità, riforme, sviluppo Toniolo (e la storia dei cattolici impegnati nel sociale), umano (e capitale umano, Vangelo, workshop, Zedda (solo per dire che il sindaco ha parlato del ruolo delle città).

 

Roberto Rossini