La nuova politica urlata. E noi credenti dove eravamo?

Di Daniele Rocchetti, delegato nazionale alla Vita Cristiana

In tanti mi chiedono cosa penso dell’attuale situazione politica del nostro Paese. Ogni volta rispondo che ciò che è avvenuto alle scorse elezioni è il risultato di uno sconquasso antropologico, uno strappo radicale in atto nelle nostre comunità da molto tempo. Bisognava essere, più o meno consapevolmente, miopi per fingere di non vederlo. Nella dialettica politica, si potrà, prima o dopo, arginare o ribaltare, a seconda dei punti di vista, il risultato elettorale. Ciò che è in gioco però è qualcosa di molto più profondo e sbaglia chi pensa che possa essere cambiato a breve. La barbarie delle parole, gli slogans urlati, le prese di posizione disumane esibite e sdoganate in cosi breve tempo, il consenso largo – anche di tanti che frequentano le eucarestie domenicali –  attorno a tutto questo,  stanno a dire di una ricucitura di un senso condiviso e una ricostruzione dell’umano che avranno bisogno di tempi molto lunghi.

I grandi assenti

Mi viene però da chiedermi: come cristiani, dove eravamo? Dove eravamo quando con sistematica cura veniva gettato il discredito sulla politica e sui politici? Dove eravamo quando si parlava di bene comune e in realtà si salvaguardano i beni personali e di famiglia? Dove eravamo quando abbiamo pensato che si poteva barattare il silenzio in cambio di favori nei nostri riguardi? Dove eravamo quando si indebolivano le istituzioni sfiduciandole o gestendole in modo personale? Dove eravamo quando questioni complesse venivano banalizzate con slogans?  Dove eravamo quando il Paese aveva bisogno di pensiero, di classi dirigenti e di sguardi lunghi?  Dove eravamo quando abbiamo permesso di ridurre le persone a numero, i volti a cifre, le vite a problemi?  Dove eravamo quando non abbiamo aiutato a comprendere la differenza tra percepito e reale? Dove eravamo quando stereotipi negativi, pregiudizi e parole razziste si insinuavano sotto traccia in modo ambiguo? Dove eravamo quando le persone venivano giudicate per quello che erano e non per quello che facevano? Dove eravamo quando si giurava sul Rosario e sul Vangelo? Dove eravamo quando si contrabbandava l’identità cristiana attraverso l’esibizione sulle pareti del Crocefisso di legno dimenticando volutamente i Crocefissi in carne e ossa? Dove eravamo quando abbiamo assistito allo sgretolarsi della cultura dei diritti, all’aumento esponenziale delle disuguaglianze, all’accettazione supina e progressiva,  della riduzione della  persona a consumatore, del primato assoluto del mercato e del conseguente rischio del darwinismo sociale?

La difficile rigenerazione

Se non saremo capaci di un serio e doloroso esame di coscienza, se pensiamo che, in fondo, un tempo vale l’altro, un governo vale l’altro e ciò che importa è solo stare a galla, la rigenerazione spirituale che ci aspetta, radicale e profonda, tarderà a venire. È un male per il Vangelo. È un male per il nostro Paese.