Non sempre l’oro luccica. Neanche in Svizzera

La Campagna ecumenica 2016 in Svizzera richiama la responsabilità delle multinazionali nel settore dell’estrazione dell’oro. “Non sempre l’oro luccica. Le miniere privano della terra e causano fame” è infatti il titolo della campagna quaresimale di quest’anno proposta da Sacrificio quaresimale – l’organizzazione di cooperazione internazionale dei cattolici della Svizzera  – e Pane per tutti, in collaborazione con Essere solidali.

La campagna intende sensibilizzare la popolazione su cosa si nasconde dietro all’industria dell’oro, che arricchisce le multinazionali ma impoverisce e affama la popolazione locale.

Affinché ciò non avvenga bisogna che anche queste grandi imprese si impegnino eticamente e operino con responsabilità.

Le Acli Svizzere, con altre decine di organizzazioni, sostengono l’iniziativa “Per multinazionali responsabili” che chiede regole vincolanti affinché tutte le imprese con sede in Svizzera rispettino i diritti umani e l’ambiente anche nelle loro attività all’estero.

Di seguito, uno stralcio del comunicato stampa di apertura della Campagna ecumenica 2016 “Un vuoto giuridico favorisce gli abusi nell’estrazione dell’oro in Burkina Faso” – Berna/Lucerna, 15 febbraio 2016

“… La Svizzera è il più grande crocevia del mondo nell’ambito della lavorazione dell’oro: circa il 70 percento di questo metallo prezioso è raffinato qui da noi. Per quanto concerne la protezione dei diritti umani la legge svizzera rimane insoddisfacente.

La Metalor, una delle più grandi raffinerie di oro al mondo, ad esempio, afferma di operare nelle sue attività nel rispetto della normativa svizzera, in particolare nell’ambito della legge sul riciclaggio di denaro e l’ordinanza sul controllo dei metalli preziosi.

«Queste leggi garantiscono solo la provenienza legale dell’oro e la sua qualità. Non sono però in grado di assicurare che dietro ad esso ci sia il rispetto dei diritti umani», afferma Doro Winkler, specialista in diritti umani per Sacrificio quaresimale. La Confederazione lascia alle raffinerie la responsabilità di verificare l’osservanza dei diritti umani. Questo non è però sufficiente, dichiara convinta Doro Winkler: «La protezione dei diritti umani non deve essere su base volontaria».

L’esempio dell’estrazione dell’oro in Burkina Faso mostra in modo evidente l’inefficacia dei codici di condotta non vincolanti e su base volontaria di cui alcune imprese si sono dotate.

Sacrificio quaresimale ha condotto uno studio in tre miniere dal quale viene estratto l’oro che è raffinato da Metalor (miniera di Essakane) o che è stato lavorato della stessa azienda fino al 2015 (miniere di Bissa e Kalsaka). Per far posto a queste tre miniere di oro, 14.000 persone hanno dovuto essere trasferite. In questi tre casi i diritti umani sono stati violati in diversi modi. Molte persone hanno perso la loro terra e l’accesso all’acqua. I raccolti sono così diminuiti e la fame ha ora il sopravvento…”.