Qualche precisazione sul servizio civile

Se c’è un merito nell’esternazione di qualche giorno fa del ministro Pinotti è quello di aver portato all’attenzione generale il tema del servizio civile. “La riproposizione di una qualche forma di leva civile declinata in termini di utilizzo dei giovani in ambiti di sicurezza sociale non è un dibattito obsoleto”, ha affermato la titolare del Ministero della Difesa nel corso del raduno nazionale degli Alpini.

“Non ho parlato di leva obbligatoria, ma di un progetto degli alpini per coinvolgere i giovani al servizio civile universale”, si è affrettata a puntualizzare nel primo pomeriggio il ministro attraverso Twitter. Ma ormai era troppo tardi e il tam tam mediatico recitava così: “Vogliono reintrodurre la leva obbligatoria”.

Le cose non stanno esattamente così. Il servizio civile, oggi volontario, è uno dei temi della riforma del Terzo settore, i cui decreti attuativi sono stati approvati giusto la settimana scorsa dal Governo e ora sono allo studio delle Commissioni competenti. Due mesi fa, il Governo ha riformato il Servizio civile nazionale, istituendo ilServizio civile universale. L’obiettivo è permettere a tutti i giovani che ne fanno richiesta di svolgere effettivamente il Servizio civile. Meglio se all’interno della propria comunità.

Attualmente i giovani volontari in Servizio civile in Italia sono circa 36 mila, il prossimo bando in uscita ne prevede 49 mila. Ma le domande nel 2016 sono state quasi il doppio. Più della metà delle richieste è stata accantonata per mancanza di fondi. Il Servizio civile universale consentirà di prestare la propria attività anche a cittadini non italiani residenti in Italia e anche a italiani all’estero.

L’obiettivo del Governo è che nel giro di 2-3 anni tutti i giovani che ne faranno richiesta potranno svolgere questo tipo di servizio. La riforma approvata non punta all’obbligo, dunque, ma all’universalità.

Detto ciò, la proposta del ministro Pinotti merita anche considerazioni che vanno oltre i numeri. Riflessioni che riguardano la crescita e la formazione dei nostri ragazzi. Siamo convinti che quella del servizio civile sia una bella esperienza e possa contribuire a responsabilizzare il giovane, spesso abituato a dare per scontato una serie di servizi che lo Stato, grazie anche alle tasse pagate dai propri genitori, concede in maniera gratuita.
Una gratuità che il volontario potrà restituire attraverso il suo anno di servizio.

Solidarietà, promozione della cultura, tutela dei diritti umani, legalità, protezione civile e tutela del patrimonio artistico e storico: gli ambiti di intervento non mancano.

Tra i 19 e i 29 il giovane potrà assumersi un impegno concreto per sviluppare il senso di appartenenza a una comunità e accrescere una cultura della cittadinanza attiva nel nostro Paese. Affrontato da questa ottica, anche il tema dell’obbligatorietà assumerebbe ben altra valenza.

Roberto Rossini