Solennità di Tutti i Santi

Mercoledì 1 Novembre 2017 – Anno A

Parola del giorno: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 5, 1-12a)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
COMMENTO AL VANGELO

a cura di don Ambrogio Asei Dantoni, accompagnatore spirituale ACLI Vercelli

La festa liturgica di oggi ci invita a riflettere sulla figura dei Santi.

Dall’ufficio delle letture apprendiamo questa riflessione di San Bernardo: “A che serve dunque la nostra lode ai Santi, a che il nostro tributo di Gloria, a che questa stessa nostra solennità? Perché ad essi gli onori di questa stessa terra quando, secondo la promessa del figlio il Padre celeste li onora? I Santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. È chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri interessi e non i loro.”. È la memoria della santità già raggiunta da altri uomini a indicarci questa possibilità.

Il Vangelo di Matteo ci pone otto strade, ognuna più scandalosa dell’altra per la logica umana, tracciate dal Maestro per raggiungere o tendere a questa meta. Gesù nel suo discorso della montagna indica questa differenza camminando attraverso le debolezze dell’umanità.

Coloro, infatti, che ritengono la propria Fede povera e mai arrivata, coloro che riescono a stare con le proprie afflizioni senza ricerca di narcosi, coloro che sentono il dovere di prendersi cura delle ingiustizie degli altri al punto di non poterne fare a meno a livello del cibo, dell’acqua e così via, costoro saranno chiamati felici, perché otterranno una giustizia che oltrepassa le logiche terrene per portare l’uomo ad una santità che realizzi pienamente il Regno di Dio già sulla Terra.