Un costo e una forzatura tornare al voto nel 2018

Votare a luglio sarebbe una forzatura. Oltre che un costo. E avrebbe come unica conseguenza quella di far vincere chi riesce a tenere \”a bada\” l\’astensione tra il suo elettorato. Senza considerare che questo non «è un secondo turno» come molti vogliono far cre­dere. Per il presidente delle \’Acli Roberto Rossini i partiti sono chiamati «ad un atto di responsabilità». Una boc­ciatura del governo di garanzia equivarrebbe ad un au­togoal.

Eppure è un\’ipotesi concreta al momento. Qual è la posizione delle Acli?

Ci sono due ordini di questioni: politiche ed economiche. Misembrachesistiacon­siderando il voto come una sorta di dop­pio turno, cosa molto sbagliata. È un errore perché noi non siamo in un sistema maggioritario, ma mi sembra che si stia muovendo in quest\’ottica. Una direzione che dovrebbe farci pensare, nella assolu­ta necessità di dotarci di una legge eletto­rale, ad altri modelli rispetto a quello at­tuale. La preoccupazione principale, se si votasse a luglio, sarà capire quale partito riuscirà ad abbassare di più l\’astensionismo. Il dato del­le urne sarà comunque falsato.

Quindi cosa bisognerebbe fare in prima battuta?

La via via maestra è cambiare la legge elettorale, non per interessi di bottega, ma per consentire la governabilità. Gli italiani probabilmente il doppio turno lo accettereb­bero con maggiore interesse. I partiti devono fare unari­flessione: votare a luglio sarebbe fuorviante. Anche per problemi di natura economica e perché non è detto che questa volta ci sia un vincitore.
Votare in fretta, insomma, non risolverebbe lo stallo. Serve una riflessione seria sul sistema elettorale. l\’impressione di un doppio tur­no potrebbe disorientare gli elettori senza considerare che anche i partiti devono avere il tempo di ridefinire la proposta politica. Il programma elettorale non può essere lo stesso del 4 marzo.

Dal punto di vista pratico quali rischi ci sono?

Il principale è l\’aumento dell\’Iva che a­vrebbe conseguenze soprattutto sulle fa­sce economiche più deboli, senza consi­derare che servono coperture economi­che per rendere possibile un nuovo voto. Al tempo stesso bisogna evitare che ven­gano tolte copertura a misure di Welfare, incrementando le diseguaglianze.