Viviamo il presente con passione

Ospitiamo il saluto di Padre Elio Dalla Zuanna, incaricato nazionale Cei per la formazione spirituale nelle Acli

 

“Colgo l’occasione, al termine della mia permanenza nelle Acli nazionali, per inviare un saluto a tutti voi, con la consapevolezza che è giunto il tempo di passare il testimone.

Durante questo lungo percorso, sono tante le domande che ci siamo posti e, in questa occasione, mi piacerebbe poter dare qualche risposta. Spesso ci siamo chiesti: “dove vanno le Acli?”, “che Acli vogliamo essere?” e la risposta non è da ricercarsi solo all’interno del variegato mondo aclista, rischiando di attardarsi nel nostalgico seppur glorioso passato.

L’Associazione cerca da tempo un suo rinnovamento ma questo non dovrà riguardare solo aspetti tecnici e gestionali, anche se cruciali in questo momento difficile; il cambiamento deve nascere da un dibattito a tutto campo.

Credo che il futuro associativo delle Acli dipenderà dalla capacità di apertura ai segnali di speranza e dal saper uscire dall’autoreferenzialità. A partire dal contesto locale e nazionale.

Cruciale sarà la capacità di affrontare le nuove sfide senza fare troppo affidamento ai tavoli politici di turno. Si tratta, in sintesi, di riscoprire e di definire quella che è l’anima associativa e le ragioni fondamentali dello stare insieme.

Bisognerà fare spazio a chi sarà in grado di assumersi questa responsabilità che si alimenta anche con la dimensione spirituale, per far sì che il cambiamento non sia stentoreo e compromesso fin dalla sua ricerca.

Siamo consapevoli che essere espressione di una comunità cristiana oggi si esprime stando sul territorio, vicino ai bisogni delle persone.

Un tempo la modernità metteva l’accento sul fattore tempo, oggi la post-modernità mette l’accento sullo spazio-territorio.

Ne consegue che occorre inventare un legame nuovo tra comunità cristiana e territorio, tenendo conto che i concetti di spazio e tempo sono in continuo mutamento: penso a Internet, alla cultura soggettivista, alla pluralità e complessità di presenze umane, religiose, etiche ed etniche di cui è composto anche il nostro paese.

L’ispirazione cristiana, quindi, non sarà da intendersi come una etichetta ma come un compito che sta a noi declinare in modo originale e creativo, a partire dalle esperienze e dalle nostre competenze e alla luce dell’Insegnamento sociale della Chiesa, che il magistero di papa Francesco propone in modo semplice ed impegnativo.

Un altro elemento associativo qualificante è costituito dalla dimensione popolare delle Acli. É questa la prospettiva attraverso cui va letto ed interpretato il nostro presente, in una fase nella quale i diritti e le prerogative del popolo sembrano avere sempre meno spazio nelle decisioni che riguardano la qualità della democrazia, il modello economico e sociale, le relazioni internazionali.

L’ispirazione cristiana e la dimensione popolare plasmano in modo determinante il  modo di intendere e di riattualizzare la triplice fedeltà delle Acli ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa.

Nel contesto attuale, infatti, potremmo dire che le tre storiche fedeltà si riassumono in una dimensione trasversale: la fedeltà ai poveri. Questo perché il lavoro dei più, dei giovani e dei ceti meno abbienti si è fatto povero e perché è in corso un impoverimento dei diritti di cittadinanza e degli spazi di democrazia.

Questa drammatica situazione non può essere ignorata ed è da qui che bisogna definire i progetti e i programmi per il prossimo futuro.

Con un maggior radicamento nel solco del vissuto ecclesiale e della nostra più sana tradizione associativa, le Acli potranno riscoprire la capacità di dialogo e di impegno con gli altri nella storia, partendo dalla novità del Vangelo e dalla ridefinizione di Associazione di Vita Cristiana e non semplice luogo di impegno e attivismo.

In questo radicamento, l’associazione trovi il fondamento per interrogarsi sul rapporto con il potere ed il denaro, sul mettersi al servizio autenticamente dei poveri e della gente.

Il Vangelo da sempre chiede di incarnarsi nella Storia, da qui l’invito una vita associativa fatta di ascolto, discernimento e di impegno che rifiuti la fede come etichetta o mero soprammobile, recuperando lo stile della fraternità.

Perciò, nessun cedimento al pessimismo o alla tentazione di dare vita a un cristianesimo di soli “puri”, nonché nessuna rassegnata accettazione dell’umano “per quello che è”.

Siamo debitori verso le generazioni di aclisti che ci hanno preceduto e dobbiamo assumerci la responsabilità di trasmettere la nostra speranza, che solo in Gesù il Signore trova il suo fondamento, a chi verrà. Un percorso, questo, che non ignora il mistero pasquale, ma ne fa esperienza dentro la conflittualità e il diniego che si sperimenta nelle asprezze della vita.

Nel salutarvi, infine, un grazie a tutti per l’amicizia. Che dire? Viviamo tempi di crisi, di passaggio, di cambiamento, ma nessuna età della storia umana è stata un’età di progresso inarrestabile, di stabilità, saggezza, benessere. Dunque il tempo che ci è dato da vivere non è migliore o peggiore di altri tempi. Ci è chiesto di viverlo con passione, tentando di intravedere in esso quelle fessure dentro cui, spesso in modo inedito e sorprendente, Dio si fa trovare.

Rinnovo l’augurio, per un anno sereno e fiducio a tutti voi, di ogni bene e di poter sempre ripensarvi come Associazione e non agenzia che presta alcuni servizi preziosi. Qualche momento di sosta sarà sempre necessario per non rasentare l’attivismo e il logoramento di quella riserva “invisibile agli occhi” ma essenziale al respiro della vita.

Non mancheranno ancora occasioni per rivederci, un augurio e un abbraccio, con stima e simpatia.

Padre Elio”