Domenica 21 ottobre 2018

Dal vangelo secondo Marco (Mc 10, 35-45)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi cori Giacomo e Giovanni. Allora [Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Voi non sapete quello che chiedete

A cura di don Claudio Arletti, accompagnatore Acli Modena

C’è come uno schema di azione\reazione che si ripete ostinatamente all’interno del secondo Vangelo nei cc 8-10. Gesù continua a presentare ai Dodici il mistero della sua Pasqua, offrendo tre predizioni della sua passione, morte e resurrezione (Mc 8,31; 9,31; 10,33-34). Sistematicamente i Dodici mostreranno di non capire nulla di quanto il Maestro anticipa, ostinandosi invece a cercare un posto al sole, diremmo. Dopo la prima predizione era stato Pietro ad ergersi come responsabile e padrone della vita di Gesù rimproverandolo per il quadro fosco che aveva dipinto intorno al proprio futuro (8,32). Dopo la seconda, a fronte dell’annuncio di una morte umiliante e scandalosa, era avvenuta una consultazione di gruppo per stabilire chi fosse il più grande (9,33-34). Nel brano odierno, immediatamente successivo alla terza predizione, Giacomo e Giovanni tentano la via clientelare: chiedono a Gesù di riconoscere e legittimare il loro primato, evidentemente non accettato dal gruppo. Non lo vogliono subito. È sufficiente che accada quando Gesù otterrà la gloria, ossia il regno su Israele, con il beneplacito della folla acclamante.

La loro richiesta (v. 35) ha la forma della preghiera ma perfettamente rovesciata: Gesù deve fare quello che chiederanno. Il Padre nostro è capovolto. Non si tratta di fare la volontà di Dio o di chiedere l’avvento del Regno. È Gesù che deve piegarsi ai desideri megalomani dei due.

La domanda è sbagliata alla radice, ma il Maestro lascia che sia esplicitata fino in fondo. C’è una grande saggezza pedagogica nella pazienza di Gesù. L’uomo è infatti la sintesi dei suoi desideri e non si conosce davanti a Dio finché non comprende che cosa vuole veramente.

Tuttavia, Giacomo e Giovanni, nelle loro fantasticherie, non afferrano come il primato del Figlio dell’uomo nasca dalla sua obbedienza al Padre. Essi non sanno quello che chiedono, come i bambini che vogliono diventare da grandi tutti astronauti. Con parole simili, Gesù invocherà l’assoluzione per i suoi crocifissori che «non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). È la nostra incoscienza che ci salva. I due sostengono follemente di poter bere il calice che berrà il Figlio dell’uomo e di poter ricevere il battesimo che egli sta per ricevere.

Questo paradossalmente accadrà. La completa ignoranza dei due intorno all’oggetto della loro domanda arriva così a coincidere con una assoluta certezza. Essi berranno il calice e riceveranno il battesimo di Gesù. Questa è la promessa, la grazia e il privilegio con cui Gesù risponde al loro delirio, guardando al futuro della

loro vita con molta più lucidità di quanto non possano fare loro. Ma se tutto questo avverrà, sarà solo per l’infinita misericordia di colui che accoglierà fino alla fine il calice della volontà paterna, immergendosi, come in un battesimo, nel male del mondo, fino alla croce, fino al sepolcro. Il male del mondo non sarà sfiorato da Gesù solo con un dito. Egli vi si immergerà totalmente, consentendo poi a tutti i redenti di essere anche corredentori, dando la vita per i fratelli.