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Il ricordo dell’Aquila

Gianfranco De Crescentis è il presidente delle Acli Abruzzo. Ha vissuto in prima persona il terremoto dell’aprile 2009 all’Aquila. Ospitiamo una sua testimonianza. Sugli eventi di questi giorni e quelli che sembravano passati.
Gli eventi sismici hanno fatto tornare la paura, l’angoscia, lo scoraggiamento la diffidenza.

Prima di Natale avevo fatto una bellissima passeggiata nel centro storico dell’Aquila: dopo quasi 8 anni si iniziava a rivedere qualche segno di vita. La città iniziava finalmente a rivivere, a rialzare la testa.

Mercoledì 18 gennaio, dopo il nuovo evento sismico più volte replicato, ho rivisto nel capoluogo abruzzese scene dell’aprile 2009 che ormai avevo cancellato dalla mia mente.

C’erano persone, soprattutto studenti, che con i trolley al seguito lasciavano la città per tornare nei loro luoghi di provenienza, cittadini che erano tornati a una vita “normale”, se di normalità si può parlare, con coperte e qualche capo di abbigliamento preso in fretta e furia dirigersi verso i centri di accoglienza ove poter trascorrere la notte e usufruire di un pasto caldo. Altri che nel caos totale lasciavano la città per andare in luoghi più tranquilli da persone che li avrebbero ospitati. Altri ancora che ritornavano nel “progetto case” (alloggi provvisori costruiti per la post emergenza) ma almeno sicuri e confortevoli, che avevano lasciato solo qualche giorno o mese prima.

La cosa che più mi ha sconvolto è rivedere nei volti delle persone la paura, lo sconforto e anche la stanchezza di combattere continuamente per cercare di tornare a una vita normale e poi, in un attimo, vederti costretto a dover ricominciare tutto da capo. Credetemi è veramente dura.

Mi sono fortemente battuto per la difesa di questi luoghi, per i diritti di queste persone che vivono nel disagio, per portare all’attenzione di tutti i loro problemi, per provare ad aiutare anche coloro, che, per dignità, non hanno neanche il coraggio di chiederti aiuto in quanto da sempre abituati a risolvere da soli i loro problemi.

Ora però mi chiedo, ha ancora senso continuare a lottare se ogni volta bisogna sempre ricominciare da capo?
Ha ancora senso continuare a vivere in questi luoghi, con questi disagi che non accennano a diminuire?

Anche nei momenti più difficili, non mi sono mai lamentato, non ho mai chiesto nulla, ho sempre ringraziato Dio per quello che mi da ogni giorno. Ora però alla luce di questi nuovi eventi, mi sento inutile, demotivato, stanco di lottare in condizioni impari.

Non mi riferisco solo al combinato disposto della situazione eccezionale maltempo/terremoto. Sono eventi naturali che periodicamente si manifestano, mi riferisco soprattutto all’inefficienza e la superficialità con cui si affrontano queste situazioni.

Ma vi pare possibile che nel 2017 dei mezzi acquistati con i soldi dei contribuenti e da utilizzare nei casi di emergenza come questo rimangano nei garage perché non c’è nessuno che li sa portare? Oppure i soccorsi che ancora oggi tardano a partire perché manca una firma del responsabile che autorizza e che è in questi casi introvabile?

Mi chiedo se è possibile che nel 2017 un povero cristo debba rimanere chiuso in casa e impossibilitato a uscire per tre giorni, durante il manifestarsi di più eventi sismici, in quanto bloccato da 2 metri di neve. Il disagio è ancora maggiore se manca anche l’acqua, l’energia elettrica e di conseguenza il riscaldamento con temperature esterne a -15°.

Mi chiedo cosa ha fatto di male una persona per vivere in questo modo? Ha ancora un senso continuare a lottare in queste condizioni fra l’indifferenza totale? Ha ancora senso vivere e abitare questa zona dell’Italia?

Certo bisogna pensare al futuro ma occorre anche che si cambi un po’ la mentalità da parte di tutti. Cercare di investire sulla prevenzione e non sulle emergenze. Avere una maggiore cura del territorio e iniziarlo ad amare. Mettere da parte gli egoismi e i personalismi e pensare a un bene comune.

Se non si inizia a ragionare in questi termini, purtroppo, nonostante i nostri sforzi e il nostro impegno questi splendidi luoghi saranno destinati a scomparire, i bellissimi paesi si trasformeranno solo in luoghi disabitati e non luoghi.

Non so quale sia la ricetta come possiamo incidere ma credo che abbiamo il dovere di intervenire anche con le istituzioni per evitare che questa parte di Italia torni a vivere. Credo che su alcuni concetti abbiamo il dovere di riflettere.
 

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