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L’Europa dei giovani tra lavoro e formazione

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In Europa di numeri, quelli importanti, si parla sempre troppo poco. Due di questi, però, raccontano molto delle sfide che chi sarà chiamato a guidare il nostro continente dovrà affrontare subito: 12 milioni e 500 mila ragazzi tra i 18 e i 24 anno non studiano e non lavorano e 4 milioni di posti di lavoro sono rimasti vacanti nel mercato occupazionale.

Il racconto di quei di ragazzi è quello di un continente che investe troppo poco nelle nuove generazioni e quando lo fa soffre la mancanza di omogeneità nelle politiche del lavoro tra i diversi paesi europei. Garanzia Giovani è stata, nella fase di crisi economica, una boccata di ossigeno e lo sarà ancora se verranno collegati alla misura tutti gli strumenti possibili per sostenere le persone che stanno entrando nel mondo del lavoro.
Fino al 2021 ci saranno ancora 3 miliardi in dotazione per questa norma che dovrebbe garantire, nel nostro paese, l’entrata in percorsi di politiche attive del lavoro ad un altro milione e mezzo di ragazzi che negli anni precedenti hanno potuto usufruire di questa opportunità.

Sono solo trecentomila però i giovani che hanno trovato stabilità professionale dopo questo percorso. E qui entra in ballo il secondo numero, 4 milioni, che indica la mole di posti di lavoro richiesta dal mercato ma che non trova collocazione. Viene da pensare che non è solo una questione di quantità di denaro speso per la fascia di età che va dai 18 ai 24 anni a fare la differenza, ma anche e sopratutto come come viene speso. Una spesa giusta e quindi anche un investimento che meriterebbe un piano straordinario dell’UE, sarebbe quello intorno alla formazione professionale e agli strumenti che aiutano il matching tra le competenze che richiede il mercato e chi le fornisce.

Quanto ancora saremo in grado di reggere l’onda di risentimento generazionale per un lavoro sempre più precario dal punto di vista dei diritti e della retribuzione? Investire nelle nuove generazioni e riattivare la mobilità sociale dovrebbe essere la priorità dell’Europa. Le risorse potrebbero essere trovate, ad esempio, tassando le transazioni finanziarie oppure costruendo un regime fiscale europeo per le grandi multinazionali pronte a godere del mercato unico europeo. Lavoro è la parola da non dimenticare in un tempo in cui sembra essere passata di moda.
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