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Miano alle Acli: “Dare sostanza alla vita della democrazia”

Attivare la partecipazione democratica è uno modo di abitare il cambiamento: lo sottolinea il professor Franco Miano, coordinatore di Retinopera, intervistato sugli Orientamenti per il 25° Congresso delle Acli.

La fedeltà alla democrazia, per Miano, è essenziale oggi. Le Acli possono essere un pungolo per raccogliere le domande emergenti dai cittadini e lavorare con loro per puntualizzare e chiarire le esigenze da affrontare per il nostro Paese. Abbiamo bisogno di superare la tendenza a considerare la democrazia un processo formale per renderlo sostanziale. Questo è un modo per coinvolgere tutti nei processi di trasformazione che viviamo.

Le organizzazioni della società civile dovrebbero cercare di avvicinare le persone alle novità reali. Occorre distinguere tra la formazione del consenso che nasce da trasmissioni televisive o dai media sociali e il consenso che nasce da un approfondimento documentato e da esperienze vive.

Per educare alla cittadinanza, secondo il coordinatore di Retinopera, abbiamo bisogno di costruire un ethos condiviso: un compito che non si raggiunge in astratto ma nella vita concreta, nelle condizioni in cui si comprende che i problemi non possiamo risolverli da soli, ma insieme agli altri. Nello specifico di un associazione di ispirazione cristiana è fondamentale poi mantenere il senso della storia: «come credenti – dice Miano – abbiamo i piedi per terra, nella vita, ma gli occhi verso il cielo».

L’intervista aiuta ad approfondire la parte degli Orientamenti, dedicata alla democrazia (cfr. p. 8). In particolare quando si sottolinea che «Noi vogliamo vivere la democrazia aprendo occhi, orecchie e bocca. La democrazia del futuro non sarà identica a quella conosciuta, ma sappiamo che per realizzarla non potremo evitare né la fatica di coinvolgere tutti né la difficoltà del confronto tra le scelte per rendere ognuno protagonista né la ricerca di condivisione degli obiettivi. Se ci allontaniamo dal processo democratico, gettiamo le basi per una società divisa ed escludente, incapace di garantire libertà di scelta e pari opportunità» (cfr. p. 8).

Un altro punto dove si alimenta la riflessione per il dibattito sugli orientamenti è «anche le Acli, che sono parte del popolo, devono lasciarsi catturare dal gusto del civile, essere presenti sul territorio e partecipare alla vita delle piazze, avanzando istanze centrali per il bene comune. Occorre essere esploratori per ridisegnare la geografia della realtà. Noi abbiamo nel Dna la capacita e la possibilità di intercettare i fermenti della società e dobbiamo dare voce, sostegno e spazio pubblico a un popolo silente che, troppe volte abbandonato a se stesso, si autoorganizza e sostiene la nostra società» (cfr. p. 9).

#AcliNientePaura

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