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“Sbirciando tra i tetti” di Elena Calligaris

Oh fantastico, mi sono svegliata presto, controllo che il mio vecchio cane stia bene. Tutto a posto! Ma, no, qualcosa non mi suona. Mi sento strana, ovattata, ma non sono addormentata, ho avuto un buon sonno! In effetti i muri di casa mi sembrano essere come più stretti. No, la sensazione è diversa, più spessi forse, si più spessi!
Non ci sono rumori!
Che strano!
Sbircio fuori per controllare.
La strada è deserta, no aspetta, arrivano delle macchine, polizia, militari, che ansia!
Ah già, da oggi siamo in “quarantena”!
Iniziamo ad organizzarci, in circolo non vado, dagli amici no, la mamma è a posto, ed i buchi neri creati dalle cose ammassate nei mesi non mancano. Approfitterò del tempo per fare pulizia come si deve! Facciamo una lista. 10 punti, per respirare di nuovo in casa.
Riparo, creo, leggo…
Le giornate di sole sono sempre più frequenti. È molto triste però, la scorsa primavera pioveva sempre.
Ecco il primo compleanno da festeggiare, ci organizziamo con la videochat e tra amici “osmizziamo in pergola”, sembra simpatica l’idea, diversa, ci sta! Prepariamo uno striscione d’auguri per essere più vicini all’amica.
Arrivano sempre più giorni liberi per chi lavora. È Pasquetta, si osmizza di nuovo, ognuno dal proprio balcone, in videochat.
Si crea una videocomunità, tra corsi di formazione, lezioni di yoga, aperitivi.
Fuori le persone ti schivano, è brutto!
Si alternano momenti di estrema lucidità a quelli di depressione.
Incontro tra i vicoli vicini e conoscenti, tutti cerchiamo riparo tra il fitto dei tetti per far pascolare un po’ i nostri quadrupedi. Ma le mamme ed i papà con i bimbi piccoli non mancano. Non deve essere facile neanche per loro.
Mentre sto nell’ultimo rettangolo verde dove i cani possono annusare un po’ di natura (a bordo strada) proprio sotto le scalette che danno sull’entrata del parco giochi vedo una bimba, guarda dentro da oltre le sbarre del cancello, tra le quali potrebbe benissimo infilarsi per sgattaiolare sullo scivolo. Si spinge avanti e indietro tenendosi con le mani, guarda la mamma e le dice “ma mamma? Come mai tutti quei gochi se ne stanno li senza bambini?”.
I giorni passano, i divieti si accumulano, i dubbi anche.
“Il pericolo è reale?”
“Dobbiamo avere paura?”
“Mi arrestano se esco?”
Ora le mascherine sono obbligatorie e gli sguardi si fanno più complici, i sorrisi con gli occhi più sinceri.
Il mio balcone dà sulla corte interna.
Un ragazzo ha comprato una casa, qualche portone più in giù, e la parte più grande del giardino, ma non si è trasferito. Ha lasciato le chiavi del cancelletto appese per dare la possibilità ai vicini di scorrazzare i figli. Inizialmente la situazione è un po’ timida, c’è il timore di qualche vicino spia che ti faccia una foto e ti denunci alle autorità, poi pian piano sbuca un altro viso, un pallone nuovo, un canestro al muro. Una bimba (che sia la stessa del giorno alle porte del giardino?) decide di portare con elegante fatica il suo tavolino blu, se ne va, ritorna con la sedia, se ne va nuovamente, ritorna con uno zainetto, si siede e con molta naturalezza inizia a tirare fuori tutte le sue cosine. Quel posticino sotto l’alberello è suo!
Si muove tutto il vicinato, si fa pulizia, si guardano i figli degli altri, si lavora assieme.
Erano tutti sconosciuti fino pochi giorni fa, ora si socializza e si collabora.
Da una corte, oltre al muretto, che io da qui non vedo, un papà legge fiabe al microfono. Qualcuno sbuca con un impianto, mette musica. Spuntano bebè a ballare in finestra. La corte si affaccia in quei momenti di disco party che ci viene offerta.
Con fantasia si crea una nuova normalità.

 

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