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#nodeliveryday, Acli: stasera riprendersi il futuro è tornare a riprendersi la pizza invece di farsela portare

Crediamo sia importante rilanciare la richiesta che oggi tutti rinuncino a fare ordinativi per le consegne a casa, come segno di vicinanza e solidarietà ai riders di tutta Italia.
Oggi la rete “Rider x i diritti” ha lanciato una mobilitazione nazionale ”, per chiedere maggiori tutele, migliori condizioni di lavoro e compensi giusti.

 

Consideriamo un punto di partenza molto importante  la firma del “Protocollo sperimentale per la legalità, contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento nel food delivery” tra Assodelivery e Cgil, Cisl e Uil. È una buona notizia, anche alla luce delle gravi condizioni denunciate dalla recente inchiesta della Procura di Milano su questo universo che coinvolge oltre 30.000 lavoratori in condizioni di palese sfruttamento.

 

Non possiamo non interrogarci tutti su come questi e altri lavori siano “sotto pressione”, dove la produttività non viene ricercata attraverso la qualità e la qualificazione, ma attraverso ritmi serrati e una subordinazione spesso anche più forte di molto lavoro dipendente.

 

Non possiamo non interrogarci tutti su quanto soprattutto l’economia dei servizi nel nostro Paese e non solo, abbia da vent’anni scelto troppo spesso la scorciatoia, anche nell’indotto pubblico, del massimo ribasso, a danno del lavoro e dei diritti e impoverendo la domanda interna. Si tratta di una modalità che di fatto ha danneggiato lo stesso sviluppo del sistema paese, come denunciano le stesse medie imprese protagoniste del nostro export e dell’innovazione, che spesso non trovano nei servizi quella infrastruttura di qualità che meritano di trovare, e che ha contribuito in modo determinante al blocco della mobilità sociale, vera prigione del futuro, perché nel “massimo ribasso” si favorisce la scaltrezza e le rendite di posizione a scapito della competenza e del merito.

 

Non possiamo non guardare a quanto la crisi possa prolungare indefinitamente l’esercizio di questi lavori, inizialmente scelti come temporanei e complementari, insieme ad altri lavori parziali. Non è questo “il lavorare meno per lavorare tutti” che si vorrebbe, e che invece sembra farsi strada.

 

Non possiamo non dire che se il futuro è fatto di lavori sotto pressione allora sarà il futuro stesso ad essere sotto pressione.

 

Per fortuna, tanta parte dell’economia, del lavoro, delle imprese e delle comunità, e tanta concertazione, dicono e tracciano con la loro esperienza e creatività una prospettiva diversa, alternativa, in una parola: civile! Il perno di uno sviluppo diverso, autenticamente sostenibile, è nella qualità della condizione umana e nella qualificazione professionale del lavoro e, dare le giuste regole all’economia, la aiuta a non sbandare su pericolose scorciatoie, foriere di vulnerabilità per tutti e non di stabilità vera, men che meno di innovazione e rilancio del Paese.

 

Riprendersi il futuro parte dal riprendersi il tempo, innanzitutto il tempo di lavoro, al quale se va bene dedichiamo larga parte della vita, perché sia un tempo di dignità e partecipazione.

Riprendersi il futuro stasera è tornare a riprendersi la pizza e non farsela portare.

 

 

 

 

Stefano Tassinari

 

Vicepresidente vicario Acli con delega al Lavoro e al Terzo settore

 

 

 

 

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