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Fedeltà al lavoro

Prima tessera ACLI del 1945

LE ACLI FEDELI AL LAVORO

Le ACLI nascono dall’idea del loro fondatore e primo Presidente Achille Grandi, con l’obiettivo di curare la formazione religiosa, morale e sociale dei lavoratori cristiani, contribuendo a salvaguardare la specificità e il patrimonio del cattolicesimo sociale all’interno del sindacato unitario. Sin dalla loro nascita sono sempre state al fianco della classe operaia e contadina, in virtù del loro radicamento nelle città e nelle campagne; in un Paese che andava rapidamente industrializzandosi e dove accanto alle tradizionali figure professionali ne andavano nascendo delle nuove. Significative le parole di Dino Penazzato – allora Presidente Nazionale ACLI –  nel  discorso del 1°maggio 1955: «Una fedeltà che ci è facile e naturale, che abbiamo nel sangue perché siamo lavoratori, perché viviamo e operiamo nelle fabbriche, negli uffici, nei campi; perché il nostro pane esce dalla nostra fatica. È la fedeltà a noi stessi, alle nostre origini, alle nostre famiglie».

Negli anni Ottanta, epoca delle grandi ristrutturazioni industriali e di diffusa disoccupazione, le ACLI lanciarono l’iniziativa “Movimento per l’offerta del primo lavoro”, creando uno strumento di formazione, di informazione, di impegno sociale e di impiego soprattutto per i più giovani. Proprio in virtù del loro impegno per la promozione e la difesa dei lavoratori e delle lavoratrici, le ACLI si sono sempre trovate in tutte le battaglie politiche, sindacali e sociali che hanno interessato il Paese in questi 75 anni di storia. Al fianco di tutti i lavoratori. Sia quelli dei campi, che ottennero la promulgazione della riforma agraria nel 1950; sia quelli emigrati all’estero, che poterono contare sulla stessa fitta rete di assistenza sociale costituita dal Patronato ACLI in tutte le province italiane; sia quelli che lavoravano in fabbrica e nelle aziende, con il varo dello Statuto dei lavoratori del 1970, che vide tra i protagonisti il vice-presidente Vittorio Pozzar. Al fianco di tutte le lavoratrici. Fu grazie all’impegno delle ACLI che le domestiche videro riconosciuto il loro status: da “serve” a collaboratrici familiari, con la possibilità di crescere professionalmente grazie alla formazione professionale, ambito in cui le ACLI hanno sempre speso grandi energie, costituendo un proprio Ente di istruzione professionale: l’Enaip.

Un impegno proseguito negli anni a cavallo del 2000, quando con i propri convegni di studio le ACLI iniziano ad analizzare i nuovi fenomeni e le sfide che si prospettano per la società del nuovo millennio.
Per arrivare fino ai giorni nostri, in cui il Paese è profondamente cambiato, diventando a sua volta terra di immigrazione.
Le ACLI si propongono così di elaborare un nuovo modello di cittadinanza, che sia più adeguata e rispettosa dei diritti e delle nuove aspettative di garanzia sociale dei lavoratori, precari, delle donne, dei giovani, delle famiglie e degli immigrati.

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