Le ACLI dallo Statuto dei lavoratori allo Statuto dei lavori

legge 300 del 1970, più nota come Statuto dei lavoratori, ha tre padri nobili: Giacomo Brodolini, Ministro del Lavoro del governo Rumor nel biennio 1968-’69; Gino Giugni, presidente della Commissione istituita per l’elaborazione e la stesura della legge; Vittorio Pozzar, senatore della Democrazia Cristiana, vicepresidente nazionale delle ACLI, nonché direttore dell’Enaip e del settimanale aclista, Azione sociale.
Pozzar, come relatore di maggioranza, ha fornito un contributo rilevante nella fase di elaborazione e di approvazione della legge.
Lo Statuto dei lavoratori, nel contesto di un nuovo, fondamentale ruolo del sindacato, codifica gli strumenti attraverso i quali si garantiscono l’autonomia e la libertà di opinione sul luogo di lavoro, il diritto di riunione e di attività sindacale.
Stabilisce, inoltre, una serie di garanzie in caso di licenziamento.
Le ACLI costituiscono un soggetto autorevole e riconosciuto di questi processi per il loro radicamento sociale, per il forte impegno per l’unità sindacale e anche perché novità importanti del cattolicesimo italiano post-conciliare sono il riconoscimento dell’autonomia dei laici nelle scelte politiche e la nuova percezione del conflitto sociale, visto non più come fatto patologico ma fisiologico, in una moderna società complessa.
A partire dagli anni Novanta, nel contesto della globalizzazione e della terza rivoluzione industriale, fondata sulla robotica e sull’informatica che porta alla contrazione degli occupati nell’industria, al forte ridimensionamento della grande fabbrica e a fenomeni diffusi e prolungati di delocalizzazione, si assiste anche all’inedita trasformazione dell’Italia da paese d’emigrazione in paese d’immigrazione.
Il tutto all’interno di una prolungata e sostanziale stagnazione economica, con ricorrenti crisi, fino a quella più grave del 2008, con una progressiva perdita del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti.
Ne conseguono profonde trasformazioni nel mercato del lavoro con la diffusione, in aggiunta al perdurante e diffuso lavoro nero, di molteplici figure di lavoratori atipici, connotati da precarietà, carenza di diritti e basse retribuzioni.
Le ACLI, in coerenza e continuazione della propria mission, si impegnano a rappresentare questi lavoratori meno tutelati, costituiti prevalentemente da giovani, donne e immigrati, che hanno la necessità non solo di essere tutelati, ma anche di contare.
Nel 2009, nel mese di ottobre, l’associazione lancia la campagna Verso uno Statuto dei lavori, con un pullman che attraversa tutta l’Italia, per richiedere più diritti e più tutele per tutti.
Lo Statuto dei lavori che propongono le ACLI prevede, attraverso dieci articolate proposte, una ampia gamma di diritti fondamentali per tutti i lavori e per tutti i lavoratori, in continuità e non in alternativa con i diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori del 1970.

A cura dell’Archivio storico delle ACLI

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75 ANNI DI FUTURO
LE ACLI FEDELI AL LAVORO