giovedì, Dicembre 12, 2024
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    1955-1965 Lavoratore e lavoratrice vieni con noi

    Breve storia delle ACLI 1955-1965

    Nel 1955 le Acli organizzano a Roma una delle più grandi manifestazioni popolari mai viste fino ad allora. Nella mattinata, in una piazza del Popolo gremita da oltre 200.000 aclisti provenienti da ogni parte d’Italia, il presidente Dino Penazzato tiene il famoso discorso delle tre fedeltà. Il 5° e 6° Congresso Nazionale (Bologna 1955 e Firenze ‘57) delineano le Acli come movimento operaio cristiano, da intendersi in alternativa al marxismo, soprattutto dopo i fatti del 1956, con il rapporto Krusciov sui crimini di Stalin e l’invasione sovietica dell’Ungheria. A Firenze all’assemblea plenaria giunge la notizia dell’improvvisa morte di Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della CGIL: un avversario agguerrito ma leale ed amato dai lavoratori abbandona la scena. Dopo l’annuncio tutti i delegati, in piedi, recitano una preghiera corale di suffragio per Di Vittorio. Il 7° Congresso (Milano, 6-8 dicembre ‘59) è dominato dalla decisione sulla incompatibilità parlamentare. In pratica chi viene eletto in Parlamento non può ricoprire ruoli esecutivi nelle Acli. Viene, però, fissata la possibilità di deroga. Nella prima riunione del Consiglio nazionale, il 3 gennaio 1960, Penazzato si ricandida a presidente chiedendo per sé l’applicazione della deroga congressuale, che gli viene concessa nonostante l’opposizione della corrente facente capo a Livio Labor. Subito dopo la sua rielezione, il 10 aprile 1960 decide di dimettersi e il Consiglio nazionale, preso atto delle dimissioni di Penazzato, elegge come nuovo presidente Ugo Piazzi, in alternativa al candidato della corrente di Labor, Vittorio Pozzar. Conseguenza diretta di questa frattura è la nascita del periodico intitolato MOC: Idee, problemi, dibattiti nel Movimento Operaio Cristiano, facente capo a Livio Labor. L’iniziativa è del tutto inedita nell’esperienza delle Acli. Per la prima volta dalla loro fondazione viene pubblicato un periodico al di fuori degli organi propri dell’associazione, come portavoce di una corrente interna, con finalità dichiarate e con una proposta completa di programmi e di classe dirigente alternativi a quelli esistenti. L’8° Congresso (Bari, 8-10 dicembre ‘61) ribalta il risultato del Consiglio nazionale dell’anno precedente e consegna la vittoria alla corrente di Livio Labor. Inizia un nuovo corso, in cui strumento essenziale diventa la formazione, sia a livello nazionale che locale. Dal 1958 è aperta una Scuola centrale per la creazione della nuova classe dirigente delle Acli, mentre gli incontri estivi di studio diventano preziosi momenti di elaborazione sulle trasformazioni della società italiana. Sotto la guida di Labor crescerà progressivamente la spinta autonomista e la presenza delle Acli nella società, maturando una profonda coscienza internazionale, che si manifesterà in molteplici occasioni: dalle prese di posizione sui temi della fame e degli armamenti, a quelle sulla guerra nel Vietnam. In occasione del 9° Congresso (Roma, 19-22 dicembre ‘63) il neo-Papa Paolo VI riceve in udienza i congressisti rivolgendo loro parole di stima e di affetto. Partecipa al congresso Aldo Moro, appena divenuto Presidente del Consiglio del primo governo organico di centro-sinistra.