Achille Grandi: pensiero e attualità del fondatore delle Acli

Il 28 settembre 1946 morì Achille Grandi, cattolico, politico e parlamentare, padre costituente, fondatore e primo presidente delle Acli, nonché uno dei padri del sindacato moderno. Una figura importantissima, la cui azione politica, la cui visione, hanno influenzato la storia della prima metà del Novecento, fino ai giorni nostri.

Il baricentro di tutta la sua vita e della sua attività è stata la fede; la sua missione “l’opera di tutela e difesa delle classi lavoratrici e agricole”, secondo l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa che con la Rerum Novarum di Leone XIII aveva posto le basi per un riscatto della società e delle classi lavoratrici.

Nacque nel 1883 a Como, all’epoca capitale dell’industria tessile: figlio di operai, iniziò a lavorare all’età di 11 anni ed ebbe modo di conoscere già da bambino le difficoltà e la precarietà della condizione operaia.

Fin da giovanissimo l’impegno sindacale di Grandi si inserì in un più vasto disegno dove accanto “all’azione professionale”, si collocò l’impegno per la “difesa della libertà della scuola, per l’ educazione civile e politica del popolo, e per l’azione elettorale”, il suo auspicio era che questa opera tornasse “utile alla Chiesa, alla Patria e al popolo”. A 72 anni dalla scomparsa, avvenuta il 28 settembre 1946, l’attualità di Grandi è nella sua ricca biografia, come uomo di fede e come uomo del popolo.

Ispirazione e caposaldo della sua visione “politica” fu la Rerum Novarum, promulgata da Papa Leone XIII nel 1891, un riferimento imprescindibile che non mancò mai di sottolineare, come sulle pagine di “Vita del Popolo” del 1906:” “Se la parola di Leone XIII impressa nelle pagine della mirabile enciclica Rerum Novarum, non fosse là ad indicare come uno dei rimedi atti a sanare le piaghe del proletariato sia la unione delle sue forze per la tutela de’ suoi diritti materiali e morali, e a comandare ai cattolici di occuparsi con tutte le loro attività e buon volere a questo campo d’azione tanto utile e necessario, noi ci sentiremmo scoraggiati di fronte all’ancora lunghissimo cammino”.

Grandi non separò mai, sin dagli inizi della sua attività, l’impegno politico dall’impegno sociale sempre radicato sul territorio e forse possiamo affermare che l’idea delle Acli è già tutta qui, prima di essere enunciata e diventare realtà, nel suo modo di concepire il senso dell’azione sociale e politica.

Per Grandi i cattolici con la dottrina sociale possedevano: “Un programma che si propone non soltanto la difesa della religione, della morale e dell’ordine, ma l’avvento anche di quel benessere materiale che in una società davvero prospera e progredita non deve essere un privilegio di pochi, ma un diritto contrastato a nessuno”. (Patti chiari, in “La Vita del Popolo”, 26 agosto 1905).

Così spiegava il processo che portò alla fondazione delle Acli nell’articolo “Nascita delle Acli” (“Politiche sociali”, 28 settembre 1946): “Quell’organismo che poi prese il nome di Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani sorse nel pensiero dei vecchi sindacalisti fin dal periodo clandestino, quando andavano concretandosi le trattative con i vecchi esponenti della confederazione rossa per ottenere l’unità sindacale. Era convincimento di noi tutti che i lavoratori cristiani, pur entrando in una organizzazione sindacale che affermava solennemente di rispettare tutte le opinioni politiche e religiose, avessero bisogno di una loro organizzazione  che li formasse solidamente  nella dottrina sociale cristiana”.

L’impegno a favore dell’unità dei sindacati, l’intuizione della necessità di creare una via cattolica al sindacato, l’opposizione decisa e irremovibile al fascismo, l’impegno al servizio della Repubblica tra i Padri Costituenti, ne fanno una figura centrale per la nostra storia, del percorso che ha portato alla presa di coscienza della centralità del lavoro e della dignità dei lavoratori tutti.

È grazie all’azione di Padri Costituenti come Achille Grandi se oggi possiamo dire che la nostra Repubblica è “fondata sul lavoro”, un articolo della Costituzione che di questi tempi richiederebbe una attenta rilettura, per un recupero del valore da dare al lavoro, in una società e in una politica che nella sua complessità sembra ne stia perdendo il significato.

La piena cittadinanza si esercita anche con il lavoro, fondamentale strumento di inclusione sociale. Oggi non si parla più di classe lavoratrice, come troviamo nei testi di Grandi: parliamo di lavoratori ma stentiamo a parlare di lavoro nel nome del “solidarismo cristiano”, come lui affermava, convinto che anche i problemi apparentemente personali andassero affrontati in una visione comunitaria.

A cura dell’Archivio Storico e dell’Ufficio Comunicazione delle Acli Nazionali[dt_vc_list bullet_position=”middle”]

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