Cattolici e Salvinisti. La fede double face di tanti italiani. L’editoriale di “Nigrizia” e la lettera ai vescovi

Detestiamo le politiche migratorie del ministro dell’interno Matteo Salvini e chi ci legge sa che Nigrizia si trova su posizioni opposte. Più volte espresse. E non da ieri. Riteniamo inaccettabile la chiusura dei porti italiani alle navi dei migranti, in palese violazione delle convenzioni internazionali in materia di soccorso di cui anche l’Italia è firmataria. E consideriamo pericolose le parole ostili nei confronti degli stranieri, sovente sulla bocca del ministro, che altro non fanno che alimentare xenofobia e odio razziale.
Non va per il sottile l’incipit dell’editoriale del nuovo numero di Nigrizia, la storica rivista dei Padri Comboniani, punto di riferimento e osservatorio autorevole per tutto quanto riguarda l’informazione sul continente africano. In realtà, la questione che la rivista prende di petto è un’altra.
I cattolici che appoggiano Salvini e la spaccatura nella Chiesa
Siamo consapevoli che l’onorevole Salvini raccoglie un ampio consenso popolare. E il suo successo elettorale – ancora sostenuto, secondo i sondaggi, dalla maggioranza dei cittadini italiani – non sarebbe stato possibile senza l’adesione di molti cattolici. Lui stesso, del resto, si professa cattolico praticante. E per dimostrarlo non ha esitato, in piena campagna elettorale, a sortire il rosario e a giurare sul vangelo. A noi pare, però, impossibile conciliare le politiche salviniane anti-immigrati con la posizione di papa Francesco, che non smette di invitare i credenti ad «accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati» (14 gennaio 2018, Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato).
Per questo la rivista non esita a sostenere che oggi c’è una profonda spaccatura nella Chiesa. Divisa, per così dire, fra chi sposa i cosiddetti valori “non negoziabili” di vita, famiglia e libertà di educazione e chi aderisce agli ideali sociali di aiuto ai poveri, di lotta alle disuguaglianze, d’inclusione sociale, di accoglienza dei migranti. Spaccatura che si respira non solo tra i fedeli ma anche tra il clero, nelle parrocchie. Basta parlare con alcuni preti della nostra Diocesi per rendersene conto.
Alcuni preti scrivono
Forse anche per questa ragione un nutrito gruppo di presbiteri e laici ha scritto una lettera ai Vescovi italiani (il testo completo e l’elenco dei firmatari al sito: www.cercasiunfine.it) perché intervengano sul dilagare della cultura intollerante e razzista.
I recenti richiami – in primis dei cardinali Parolin e Bassetti – al tema dell’accoglienza sono il punto di partenza; ma restano ancora poche le voci di Pastori che ricordano profeticamente cosa vuol dire essere fedeli al Signore nel nostro contesto culturale, iniziando dall’inconciliabilità profonda tra razzismo e cristianesimo. Un vostro intervento, in materia, chiaro e in sintonia con il magistero di papa Francesco, potrebbe servire a dissipare i dubbi e a chiarire da che parte il cristiano deve essere, sempre e comunque, come il Vangelo ricorda. Come ci insegnate nulla ci può fermare in questo impegno profetico: né la paura di essere fraintesi o collocati politicamente, né la paura di perdere privilegi economici o subire forme di rifiuto o esclusione ecclesiale e civile. E’ così grande lo sforzo delle nostre Chiese nel soccorrere e assistere gli ultimi, attraverso le varie strutture e opere caritative. Oggi riteniamo che l’urgenza non sia solo quella degli interventi concreti ma anche l’annunciare, con i mezzi di cui disponiamo, che la dignità degli immigrati, dei poveri e degli ultimi per noi è sacrosanta perché con essi il Cristo si identifica e, al tempo stesso, essa è cardine della nostra comunità civile che deve crescere in tutte le forme di “solidarietà politica, economica e sociale” (Art. 2 della Costituzione). Grati per la vostra attenzione e in attesa di un vostro riscontro, vi salutiamo cordialmente.

Colpevoli gravi silenzi
Sono i mesi in cui ricordiamo l’anniversario della promulgazione delle leggi razziali emanate dal governo fascista tra il settembre e il dicembre del 1938. A ottant’anni di distanza, siamo qui ancora a chiederci le ragioni dei silenzi e delle omissioni di fronte a così grave infamia. Silenzi e omissioni anche da parte di molti credenti. L’anno prima papa Pio XI nell’enciclica diretta al clero tedesco “MitBrennender Sorge” aveva bollato l’ateismo e il razzismo biologico, tanti credenti. Con fermezza e lucidità al secondo capitolo dell’enciclica scrisse:
“Solamente spiriti superficiali possono cadere nell’errore di parlare di un Dio nazionale, di una religione nazionale, e intraprendere il folle tentativo di imprigionare nei limiti di un solo popolo, nella ristrettezza etnica di una sola razza, Dio, Creatore del mondo, re e legislatore dei popoli, davanti alla cui grandezza le nazioni sono piccole come gocce in un catino d’acqua»
E, verso la fine del testo, al capitolo sesto
«Venerabili Fratelli, abbiate un occhio particolarmente vigile, quando nozioni religiose vengono svuotate del loro contenuto genuino e applicate a significati profani.
Ricordiamocelo, in tempi come i nostri.