“Due mesi e oltre” di Enrico Ginardi

Due mesi e passa di una vita sospesa, fatta di incertezze, preoccupazioni, pensieri e soprattutto di assenze. 
Se guardo il mio isolamento posso dire che sono stato fortunato: un tetto sulla testa anche comodo, cibo, compagnia della mia famiglia con cui sono andato mediamente d’accordo, mezzi di comunicazione a disposizione senza limiti e, ringraziando il Cielo, la salute.
Dal balcone vedevo tutti i giorni la vita di altri balconi, dotati di sedie, mai viste prima, e di persone mai viste prima. Alcuni balconi erano affollati da famiglie numerose; le strade erano silenziose e vuote tranne le code davanti alla farmacia e ai negozi di alimentari. I cortili inizialmente erano vuoti e poi per fortuna si sono animati di qualche bimbo. Per la prima volta il pettinato prato del mio condominio è stato calpestato da piedini finalmente liberi e qui è intervenuta per fortuna una tolleranza mai esercitata in passato: io quel prato da piccolo non lo avevo mai potuto calpestare
Davanti agli occhi mi resta l’immagine di una mamma che tutti i santi giorni portava il suo piccolo, affetto da una malattia, penso muscolare, a esercitarsi spingendosi con un girello nel parcheggio del suo condominio: certamente era sospesa l’assistenza che per un bimbo così piccolo è indispensabile per il recupero motorio. 
Ho cominciato a pensare cosa poter fare da casa: il mio primo impegno, anche piacevole per me, è stato quello di condividere in rete delle letture ad alta voce da me scelte e lette, che facessero compagnia a chi le voleva ascoltare ed ho continuato anche grazie alla collaborazione e al sostegno dei Giovani delle Acli di Milano. 
Nella mia città vivo la realtà della Consulta giovanile, organo comunale, che durante il periodo di isolamento si è attivata mettendo in campo i propri membri per rispondere man mano a diverse richieste della comunità. 
Ed ecco che per venire incontro agli anziani, soggetti più a rischio di infezioni da Covid-19, a sostegno di una iniziativa comunale, abbiamo confezionato più di 11.000 mascherine per over 70 in tre giorni, mascherine poi recapitate dalla Protezione Civile.
Nelle scuole, abbandonate improvvisamente all’inizio di marzo, restavano nei banchi libri e quaderni dei bimbi: abbiamo immediatamente raccolto l’invito del Comune per ridistribuirli ai legittimi proprietari. Il lavoro è stato impegnativo e a più riprese ma gratificante: spesso ho visto solo volti in lontananza, sorrisi e mani che salutavano ma certe volte il grazie era di persona anche se a debita distanza e caloroso da parte dei più piccoli, anche colorato visto che ci hanno regalato disegni.
Un bellissimo ricordo è quello di una finestra affollata da una famiglia affacciata, mamma e tre bimbi, che appena mi ha visto si è scatenata in sorrisi e si è sbracciata in saluti. Credo di aver rotto la loro solitudine con un’azione per loro graditissima. 
Nella mia città ci sono diverse accoglienze notturne per senza fissa dimora ma nessuna diurna: la mensa cittadina ha dovuto convertirsi per le misure anti-Covid in versione asporto e dunque mancava per quelle persone un tempo e un luogo di sosta durante il giornocon sanzioni per chi non stava a casa e loro la casa non ce l’avevano.
Sono stati organizzati rapidamente tre ambienti in tre diversi quartieri per accogliere i senza fissa dimora e permettere loro di mangiare e restare in sicurezza: ho dato la mia disponibilità tre giorni alla settimana ad affiancare il personale delle cooperative incaricate dell’assistenza. 
Ho conosciuto persone fragili, svantaggiante, che vivono ai margini della società e con loro sono riuscito ad instaurare un buon rapporto giocando a UNO, insegnando loro un po’ di italiano, facendo musica e chiacchierando: molti sorrisi ma molti sguardi spenti.
Cosa mi ha insegnato la pandemia? Che insieme alla mia normalità c’è quella degli altri, per alcuni, e l’ho toccato con mano, difficile da conquistare, che ci vuole attenzione per gli anziani e per i bimbi.
Esco da questo periodo ricco di esperienze in più e convinto che per me aiutare è una parola concreta.
La mia personale solitudine mi ha anche regalato poesia che condivido con Voi.