Euroscettici, un test (semiserio) per riconoscerli

Oramai, da quando al governo ci sono partiti che più volte hanno dato prova di non amare l’Europa, è diventato più facile imbattersi in conciliaboli di veri europeisti. Prima si era sparsi, e si esibiva anche qualche perplessità, ma dal marzo 2018 in avanti si è riconquistato posizione: o di qua o di là. Anzi, o di qua o con molti sospetti.

Sì, perché negli ultimi mesi abbiamo notato un leggero venir meno dell’ira funesta contro l’Europa, quella foga d’antan, che incolpava Bruxelles delle peggiori cose. Rimane la critica, quella sì, più o meno aperta, la battuta sarcastica e, appunto, il sospetto inoculato in ogni frase. Forse è cambiata la strategia. Forse ci si rende conto che non è più vincente promuovere strategie hard tipo Brexit o uscite dall’euro e quindi meglio stare su cose più soft, che continuino a fare breccia su Bruxelles risultando apparentemente meno traumatiche.

Allora, a poche settimane dalla competizione europea, diventa importante saper distinguere chi è europeista vero da chi è un falso europeista se non addirittura un contro-europeista. Ecco allora – su base del tutto esperienziale – un breve elenco di sette argomenti che denotano sospetto o aperta contrarietà.

1. L’argomento euroburocrati. Va beh, questo è un classico, dunque lo mettiamo per primo. È la mai sopita considerazione per cui la burocrazia europea passa mesi a creare norme azzeccagarbugli, tipo la lunghezza della vongola, o ancora norme-capestro, tipo gli imballaggi o le quote-latte, perché è talmente lontana dai bisogni del popolo che si diverte a infastidire. A nulla valgono le considerazioni sulla sicurezza e sulla disciplina della concorrenza: gli euroburocrati sono una casta, che prospera nel torbido delle acque europee attraverso atti anti-popolari.

2. L’argomento falso progresso. È la critica alla cultura europea contemporanea, in preda ad un finto progressismo a base di diritti per gender e omosessuali, società multietnica e multiculturale, individualismo spinto e rottura con ogni schema tradizionale. Secondo questa visione, l’Europa che accoglie gli stranieri – in particolare musulmani – e tollera i gay è l’Europa che muore – anzi affoga – nei diritti. Muore l’Europa della cultura vera, della religione vera, della tradizione vera. Arrivano persone e diritti falsi, una specie di “aperturismo buonista” scambiato per progresso. Gli immigrati e i gay sono il simbolo di questo decadimento.

3 . L’argomento russo. È la conseguenza del punto precedente. Alla fin fine sarà Putin, che ha capito tutto, a difendere la nostra civiltà. Trump è troppo lontano ed è folle: meno male che Putin c’è. Peraltro, per usare questo argomento, non occorre dare particolare riconoscimento a Putin: basta seguirlo nei suoi gesti, come nel caso Venezuela, anche facendo cose dichiaratamente in contrasto con le opinioni e le posizioni degli altri partner europei, anche quelli con cui dovremmo sentire maggiore vicinanza, come la Francia, la Germania.

4. L’argomento tedesco. Eccoci, appunto, la Germania: che guadagna su tutto, che è la regina incontrastata del (non Sacro impero) europeo, che guida la macchina. Perché, come noto – come faceva Monti – noi prendiamo ordini in tedesco. Se ci si ribella – come ultimamente si è tentato di fare, se battiamo i pugni sul tavolo, allora saremo bacchettati. Non possiamo neppure decidere come spendere i nostri soldi: la Germania ci dice come farlo, magari salvando le banche sue. Un incrocio possibile tra l’argomento tedesco con euroburocrati ed euro (vedi) conduce all’argomento “Europa delle banche”: un derivato, insomma.

5. L’argomento euro. Oramai nessuno più realisticamente chiede il ritorno della lira, però almeno riconoscete – si dice – che il passaggio dalla lira all’euro così come effettuato da Prodi ha penalizzato in particolare gli italiani, che si sono visti letteralmente raddoppiare i costi delle cose. Gli italiani spennati. In buona parte è davvero così, ma qui di rilevante c’è la colpa di aver accettato di volere l’euro, la castrazione monetaria. Un argomento derivato è l’economia che soppianta la politica: ma questo è un argomento vero.

6. L’argomento politically correct. È quello dell’Europa come caricatura della democrazia, dove le parole perdono il loro carattere popolare per non infastidire alcuna categoria sociale, soprattutto le minoranze. Il politically correct, effettivamente, è difficile e astratto. Facile batterlo dicendo “le cose che la gente pensa veramente”. Un’Europa così ci abitua a una democrazia da Ztl, dove pochi, selezionati e titolati possono accedere. Gli altri nel traffico. Collegato a questo argomento – in incrocio con gli euroburocrati – c’è anche l’Europa delle élites, che sono contro il popolo.

7. L’argomento nazione. Concludiamo con la mai sopita nazione, che porta con sé le amiche razza e guerra. L’Europa ha il torto di far morire l’idea di nazione, parola che alberga in tutti noi in modo naturale e collegata a questa muore anche lo Stato, che ti dà la pensione e ti protegge da ogni guaio. L’astratta Europa e il concreto Stato-nazione, magari non sempre funzionante ma certamente caro.

Ora, in tutti questi argomenti c’è qualcosa di vero, ma questa parte di vero è utilizzata in modo tale da colpire ciò che potrebbe rappresentare un bene comune vero, cioè un’Europa libera e forte. Provate a farci caso, poi mi direte.

Roberto Rossini