Francesco, il papa del Concilio Vaticano II. A proposito di alcuni disorientamenti

Foto Alfredo Falcone/LaPresse04-03-2015 Città del Vaticano - Roma (Italia)CronacaUdienza generale del mercoledì di Papa FrancescoNella Foto: Papa FrancescoPhoto Alfredo Falcone/LaPresseWednesday, March 04, 2015 Vatican City - Rome (Italy)NewsGeneral audience of Pope Francis in St. Peter\'s SquareIn The pic: Pope Francis

di Daniele Rocchetti, responsabile nazionale Vita Cristiana

 

“Purtroppo devo dirti che non lo condivido totalmente. Sarò etichettato come prete critico e polemico nei confronti di sua santità ma alcuni gesti, parole e commenti non li capisco e mi sembra creino più confusione che tutto..”

“Non sono d’accordo con quanto scrivi. Papa Francesco divide e confonde. Sta a noi ogni giorno mettere insieme i cocci prendendoci in più l’accusa di non essere misericordiosi come lui”

Questo è quanto mi scrivono, tramite messaggi whatsapp, due preti della mia diocesi a proposito del mio articolo di settimana scorsa e relativo alla grazia di questo pontificato. A dire di un disorientamento – da prendere sul serio – in cui molti di loro sono caduti. È un pontificato che sconcerta, che pare togliere quei punti fissi, quei confini ben perimetrati tra giusto e sbagliato,  tra dottrina e errore, tra verità e relativismo, rispetto ai quali si era cresciuti e si era stati educati.

Di certo, la conversione evangelica e la diminutio (di immagine, di potere, di barocchismi) che Papa Francesco ha fatto fare al papato, ha provocato movimenti di opposizione e di ostilità che si sono espressi con sempre più violenza con il passare del tempo. Ho più volte ripetuto che è fisiologico che ci siano resistenze negli equilibri di un papato e ho sempre pensato e creduto che nella vicenda cristiana la verità non sia una dottrina ma una persona, Gesù di Nazareth, il Cristo. E, per quanti di noi la verità la cercano, essa è anzitutto una relazione viva con questa persona.  La dottrina è una formulazione, storica e modificabile, con cui la Chiesa esprime la verità e, attraverso la pastorale, cerca di accompagnare le persone all’incontro con la verità, alla relazione. Così come nel matrimonio, la verità non è l’indissolubilità come dottrina ma l’indissolubilità come relazione d’amore tra uomo e donna che va verso la piena comunione in alleanza con Dio. Se non si mette in primo piano la relazione, il senso della dottrina risulta distorto e insufficiente, perché si riduce a ideologia umana. Papa Francesco ce lo ripete spesso ma prima di lui lo stesso papa Benedetto nella sua “Deus caritas est”.

 

La Chiesa di Francesco, la Chiesa del Concilio. Finalmente

Di una cosa sono però convinto: la via delineata da Papa Francesco, che sarà la via che percorreremo e che si imporrà, altro non è che la chiesa del Vaticano II. Che, dopo fughe in avanti, ritorni nostalgici e dimenticanze strategiche, chiede finalmente di essere attuato fino in fondo. Certo, la ricezione di un Concilio è atto che richiede decenni. Con Papa Francesco – che all’epoca della conclusione del Concilio era ancora un giovane seminarista – siamo però ad un punto cruciale di svolta decisivo. E lui ne è perfettamente consapevole. Il 16 gennaio scorso, alla fine del primo giorno del suo viaggio apostolico in Cile e Perù, egli ha incontrato a Santiago novanta gesuiti cileni (la trascrizione dell’intero dialogo la si trova sul sito di Civiltà Cattolica). Ad una domanda di uno loro riguardo alle resistenze incontrate durante questo tempo di pontificato ha risposto cosi:

“Alcuni mi dicono che è normale che ci sia resistenza quando qualcuno vuol fare dei cambiamenti. Il famoso ‘si è sempre fatto così’ regna dappertutto: ‘Se si è sempre fatto così, perché dovremmo cambiare? Se le cose stanno così, se si è sempre fatto così, perché fare in maniera diversa?’. Questa è una grande tentazione che tutti abbiamo vissuto. Ad esempio, l’abbiamo vissuta tutti nel post-Concilio. Le resistenze dopo il Concilio Vaticano II, che sono tuttora presenti, hanno questo significato: relativizzare il Concilio, annacquare il Concilio. Mi dispiace ancora di più quando qualcuno si arruola in una campagna di resistenza. E purtroppo vedo anche questo. Tu mi hai domandato delle resistenze, e non posso negare che ce ne siano, dunque. Le vedo e le conosco. Ci sono le resistenze dottrinali, che voi conoscete meglio di me. Per salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta ‘resistenza’. So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo, semplicemente per mia salute mentale. Se c’è qualcosa di molto serio, me ne informano perché io lo sappia. È un dispiacere, ma bisogna andare avanti. Gli storici dicono che ci vuole un secolo prima che un Concilio metta radici. Siamo a metà strada. A volte ci si domanda: ma quell’uomo, quella donna, ha letto il Concilio? E ci sono persone che il Concilio non l’hanno letto. E se l’hanno letto, non l’hanno capito. A distanza di cinquant’anni!”

La verità del Vangelo sta sempre davanti

Insomma, per Papa Francesco il Concilio non è un librone polveroso da cui tirare fuori citazioni ma, come ripete spesso Alberto Melloni, “un seme vivo nel quale si inserisce quello che per lui è il destino della Chiesa di oggi e di domani”. La verità del Vangelo sta sempre davanti, non dietro o peggio in tasca, e i cambiamenti che sembrano abbandoni di dottrina col tempo si vede che erano scoperte di dottrina. Lo ricorda bene lo storico di Bologna: “La Chiesa ha condannato la scuola pubblica, il voto alle donne, i diritti della coscienza… non sono stati strappi indolori, ma passi per avvicinarsi sempre di più al Vangelo. Pensiamo al Vangelo secondo Matteo di Pasolini: Cristo se ben guardiamo è ripreso sempre di spalle. È lui che cammina avanti.”