Giovedì 1 dicembre 2016

Parola del giorno: Is 26,1-6; Sal 117; Mt 7,21.24-27

IL SANTO DEL GIORNO

Sant’Eligio, vescovo (590 ca.-660). Gli si presenta il diavolo vestito da donna e lui, Eligio, rapido lo agguanta per il naso con le tenaglie. Questa colorita leggenda è raffigurata in due cattedrali francesi (Angers e Le Mans) e nel Duomo di Milano. L’Eligio storico, nato attorno al 590, figlio di gente modesta, riceve tuttavia un’istruzione e viene assunto come apprendista dall’orefice lionese Abbone, dirigente della zecca reale. Con re Dagoberto I (623-639) Eligio viene nominato ambasciatore per missioni di fiducia del sovrano. Da ambasciatore Eligio svolse anche nobili azioni non riguardanti i suoi compiti, ad esempio, riscattare a sue spese i prigionieri di guerra e fondare monasteri maschili e femminili. Morto il re, sceglie la vita religiosa, e il 13 maggio 641 viene consacrato vescovo di Noyon-Tournai.

LETTURE

In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: “Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza. Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele. La sua volontà è salda; tu le assicurerai la pace, pace perché in te confida. Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna, perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri”. Isaia 26,1-6

Gesù disse ai suoi discepoli: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande”. Matteo 7,21.24-27

A volte siamo avvinghiati nella paura del nuovo che viene quando c’è una nascita. Questo può destabilizzare la nostra normalità, scuotere le nostre difese perché la nascita è un evento sempre atteso ma nel 28 29 contempo anche inaspettato e sorprendente. Tutto si può fare, ma non razionalizzare la speranza e l’attesa del futuro. Questo avvento consegna a tutti noi il dono di uno sguardo e di un cuore pieno di futuro. Don Virginio Colmegna  

BENEDIZIONE DELLA MENSA

Sii con noi, Signore Dio, durante questo pasto che consumiamo rendendoti grazie. Mantienici vigilanti sulla povertà, sobri nell’uso delle tue creature, gioiosi in questo incontrarci a tavola. Tu sei il Cristo, l’unico nostro Signore. Amen.

 

Leggi il libretto: Verso il Natale. La veglia e l’attesa