Giuseppe Dossetti, a 25 anni dalla sua morte la lezione ancora attuale di un maestro delle coscienze

Il venticinquesimo anniversario del transito di Giuseppe Dossetti richiama alla nostra memoria una figura di credente, di dirigente politico , di sacerdote e di monaco che ha scarsi riscontri nella vicenda della Chiesa italiana.

Dossetti fu protagonista all’Assemblea costituente e al Concilio, ma soprattutto fu un maestro riconosciuto nella formazione delle coscienze e nella consapevolezza dell’altissimo grado etico che deve essere richiesto a chi ritiene di avere una vocazione politica, a maggior ragione se si dice cristiano.

Egli vedeva nella Costituzione il momento più alto della sintesi possibile fra le grandi culture politiche del nostro Paese che avevano contribuito alla liberazione nazionale, intendendola come l’occasione per costruire uno Stato che fosse finalmente espressione di tutti i settori della società italiana e non solo di pochi privilegiati. Nello stesso tempo, egli fu sempre convinto della perfettibilità del testo costituzionale, e della possibilità di una sua modifica purché ciò avvenga nel rispetto dei valori fondamentali della Costituzione stessa e non per un’ansia di stravolgimento.

Nello stesso tempo egli vedeva nel Concilio il momento di una possibile riforma della Chiesa che andasse nel senso di renderla più fedele al messaggio evangelico, senza aggiungere nulla di estraneo ma semplicemente rimuovendo quegli strati di consuetudine scambiata per Tradizione che si erano addensati sul viso della Sposa di Cristo ma che non coincidevano nella sua intima essenza. Sicuramente egli si sarebbe molto rallegrato dell’attuale fase sinodale intendendola come la realizzazione di quella partecipazione piena alla vita della Chiesa di tutti i credenti (Vescovi, sacerdoti, consacrati, laici) che era l’obiettivo dell’assise conciliare e che è funzionale ad una più puntuale testimonianza della radicalità del Vangelo nella vita di ogni giorno.

Giustamente nella Messa celebrata domenica nella cattedrale di Bologna il cardinale Zuppi ha paragonato la figura di Dossetti a quella di Giovanni Battista, in quanto “ha indicato ed indica con tanta umanità e passione, con l’intransigenza della passione, senza compromessi, Gesù , il solo che compie le promesse e libera dalle illusioni e spezza le catene delle idolatrie, e dei padroni di questo mondo, fossero persone od ideologie”, restituendo agli esseri umani la vera libertà, che è anche gioia, coniugando “fedeltà e libertà, Tradizione e rinnovamento”, inverando una teologia della storia che era radicata nella lettura continua ed orante della Scrittura.

La lezione di Dossetti parla ancora alla Chiesa e alla società italiane, e ciò vale anche e soprattutto per le ACLI, che più volte si rivolsero a lui come ispiratore e maestro in fasi delicate della loro storia: il suo ammonimento a “non confidare in strutture precarie ma solo sulla Parola di Dio” e a ricordarsi che “i cristiani si ricompattano solo sul Vangelo” sono, nell’ordinarietà del nostro impegno quotidiano, un richiamo continuo all’essenziale, alla perla preziosa, al tesoro nascosto, al vino nuovo che deve trasformare le nostre esistenze in un servizio lieto ed intelligente.

 

Emiliano Manfredonia

Presidente nazionale delle Acli

 

Immagine tratta  da ‘Giuseppe Dossetti, immagini di un cammino’ – Edizioni San Lorenzo.