I cittadini per un’altra economia: Stop Ttip, Cash-mob etico e Ttf

Sono ormai tante le persone, le organizzazioni e le iniziative che chiedono un’altra economia, segnale evidente del risveglio delle coscienze dopo la sbornia soporifera della crisi e delle soluzioni alle quali “non c’è alternativa”. L’alternativa, invece, c’è e tanti cittadini lo dimostrano.

Il 7 maggio scorso a Roma oltre trentamila cittadine e cittadini sono scesi in piazza contro il Ttip, nonostante il prolungato silenzio mediatico e politico sul trattato tra Usa e Ue. È stata una bella e colorata giornata che, unendo sigle diverse e semplici cittadini, ha reso visibili le ragioni della protesta contro questo accordo.

La campagna “Stop Ttip”, confortata da tale successo, intende proseguire il lavoro nei territori, con la sensibilizzazione e la pressione sulle autorità locali, in vista dei prossimi appuntamenti.

In particolare va avanti speditamente l’iniziativa “Fuori Ttip”, che mira a coinvolgere sindaci, consigli comunali, regionali, provinciali affinché si discuta più diffusamente del trattato, e a raccogliere più di 20mila firme entro l’11 luglio, quando i negoziatori europei e statunitensi si rincontreranno a Bruxelles per mettere un punto finale alle trattative.

Un altro appuntamento importante per favorire l’affermazione di una nuova economia è la Giornata nazionale del Cash mob etico, organizzata da Next (cui sono associate anche le Acli) e prevista per il 28 maggio.

La giornata è un momento dedicato a far conoscere a cittadini, imprese e istituzioni l’importanza del voto col portafoglio, ovvero la possibilità di scegliere le aziende leader nella sostenibilità sociale, ambientale e fiscale quando compriamo o risparmiamo.

È un voto politico perché sposta i consumi e, quindi, il mercato, e possiamo esercitarlo ogni giorno. Con la certezza di produrre effetto, perché anche piccoli spostamenti delle preferenze inducono le imprese, molto sensibili sotto questo aspetto, a cambiare per soddisfare i consumatori.

È un voto esercitato anche per auto-interesse, perché avere aziende sostenibili sotto il profilo sociale, ambientale e fiscale significa garantirsi un futuro migliore come lavoratori e cittadini che vogliono condizioni di vita più salubri e più welfare. Un gesto concreto che guarda alla realtà per cambiare il mondo in meglio.

Questa giornata di festa e di sensibilizzazione corre per tutta la penisola, facendo tappa nelle piazze delle città di Nord, Centro e Sud Italia, senza trascurare pure le Isole. Sono tante le città già attive: Roma, Napoli, Savona, Taranto e Lipari, ma anche molte altre in cui semplici cittadini o gruppi si stanno mobilitando per partecipare (per saperne di più: http://www.nexteconomia.org).

Sul fronte della Tassa sulle transazioni finanziarie, invece, le notizie recenti non sono state incoraggianti, pertanto serve un surplus di impegno per contrastare le derive che altrimenti si profilano all’orizzonte.

Il negoziato per la Ttf europea tra i 10 Paesi della cooperazione rafforzata (l’Estonia si è di fatto ritirata a dicembre 2015) è alle fasi finali, ma alcuni Stati stanno opponendo resistenza, col rischio che anche gli altri facciano marcia indietro e il negoziato si interrompa, forse definitivamente.

Gli Stati più grandi presenti nel gruppo sembrerebbero aver trovato un accordo sui principali pilastri dell’architettura tecnica dell’imposta, ma Belgio, Slovacchia e Slovenia frenano, probabilmente per difendere interessi nazionali.

Sembra che una decisione definitiva verrà assunta all’Ecofin del 17 giugno. La Commissione europea, intanto, è al lavoro – su richiesta dei 10 Paesi della cooperazione rafforzata – per stimare il gettito a seconda dei vari profili della base imponibile in derivati e delle aliquote fiscali.

La Campagna 005, in accordo con le campagne internazionali, non ha perso tempo e si è mobilitata per far pressione sui decisori pubblici mediante l’invio ai capi di Stato e di governo di una lettera, ricordando l’importanza della Ttf nel quadro della promessa maggiore trasparenza del settore finanziario e dei buoni risultati, laddove è stata introdotta.

Le organizzazioni firmatarie hanno sollecitato i capi di Stato e di governo a giungere ad un accordo politico, traducendo in realtà il percorso negoziale di 3 anni e assumendo per giugno tale impegno, perché, come cita il testo della lettera, “the time is now”, l’ora per la Ttf è giunta!

La lettera è stata inviata la scorsa settimana ai referenti istituzionali dei 10 Paesi coinvolti. A seguire è stato lanciato il mese di mobilitazione, in vista dell’Ecofin di giugno.

Le attività previste sono molteplici e innovative: innanzitutto la Campagna ha lanciato un comunicato stampa per segnalare l’invio della lettera e l’avvio del mese di azione “il momento è adesso”.

Il comunicato afferma che “non è più giustificabile ritardare l’introduzione della tassa più popolare di sempre sostenuta da una petizione globale che nel 2015 ha superato 1 milione di firme”. In conclusione, “i sostenitori della Ttf chiedono quindi ai capi di Stato e di Governo di mandare un segnale politico chiaro e mettere pubblicamente il welfare dei cittadini europei e di quelli più poveri al mondo prima degli interessi di parte del settore finanziario. Dando così il via libera a una Ttf ambiziosa nell’architettura e solidale nella destinazione dei proventi!”

Inoltre è stata attivata una count down page nazionale (analogamente alle altre campagne europee), che segnerà i giorni che mancano all’Ecofin di giugno, in cui tutti i sostenitori della tassa sulle transazioni finanziarie potranno completare la seguente frase: la Ttf non può attendere, perché… Le frasi più riuscite saranno utilizzate per azioni di campaigning nella settimana dell’Ecofin, che vedrà anche altre iniziative.

Un pericolo di arresto correrebbe anche la Ttf nazionale: secondo la stampa di settore sarebbe intenzione del governo congelarla entro l’anno. In passato la campagna ha criticato l’impianto debole delle tre ttf italiane (che, comunque, nel solo 2015 hanno consentito di raccogliere 480 milioni di euro, secondo dati Mef), ma non per cancellare la tassa, bensì per rafforzarla! Del resto, l’adozione della Ttf europea, di impianto più forte, supererebbe il problema sovrapponendosi alle misure nazionali, che verrebbero a decadere. Perciò fare pressione dal basso è più che mai necessario in questo momento.

Ci sono tanti modi, dunque, per partecipare e segnalare la propria opposizione all’egemonia del settore finanziario, delle multinazionali e delle imprese non responsabili e il proprio consenso a un altro tipo di economia; basta solo attivarsi!