“L’Italia non si taglia”, anche le Acli firmano l’appello per dire NO all’autonomia differenziata

L’Autonomia regionale differenziata è agli ultimi passaggi parlamentari, con accelerazioni dovute all’esigenza di una parte della maggioranza di ottenere il  voto prima delle elezioni europee.

Così un provvedimento che cambierà per sempre i connotati del nostro Paese sarà approvato  all’insaputa della gran parte dei cittadini italiani, senza alcun dibattito pubblico e con il ridimensionamento  del ruolo del Parlamento, di cui la scelta di non proclamare l’esito di una votazione alla  Commissione Affari costituzionali  di mercoledì scorso e di ripeterla in data odierna è solo l’ultimo episodio.

Più di 70 esponenti della società civile hanno aderito all’appello di Carteinregola e Articolo 21 per chiedere alle deputate e ai deputati di difendere le conquiste democratiche incarnate dalla nostra Costituzione, tra questi il vice presidente di ANPI Emilio Ricci e  di ACLI, Antonio Russo,  i Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, ilCoordinamento per la democrazia costituzionale, la segreteria dei Lavoratori della Conoscenza della CGIL, Fabrizio Barca del Forum Disuguaglianze e Diversità, Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per stranieri di Siena,  i presidenti di The Good Lobby Italia e Openpolis,  insieme a decine di intellettuali che da tempo si battono contro lo “spacca Italia”,  a partire da Gianfranco Viesti, autore dei libri dedicati alla “secessione dei ricchi”, i costituzionalisti Massimo Villone e  Francesco Pallante,  Paolo Maddalena, già giudice costituzionale, lo scrittore Maurizio De Giovanni, Isaia Sales, docente di Storia delle mafie, Giuseppe  De Marzo, Responsabile  delle politiche sociali di Libera contro le mafie, e decine di docenti ed esperti delle tante materie che rischiano il salto nel buio del passaggio all’esclusivo potere legislativo e amministrativo delle Regioni.

APPELLO  AI DEPUTATI DELLA REPUBBLICA ITALIANA

80 firme per dire NO all’Autonomia differenziata  che spezza l’Italia e aumenta le disuguaglianze

L’autonomia regionale  differenziata proposta dal Ministro Calderoli, già approvata al Senato  e attualmente  all’ esame alla Camera dei Deputati,  sfascia l’Italia, la riporta alla dimensione degli staterelli preunitari e delle dominazioni straniere. 23 materie oggi esclusiva dello Stato o concorrenti Stato – Regioni potranno essere scelte, come un menu a la carte, da ogni Regione, per ottenerne l’esclusiva potestà legislativa e amministrativa. Materie che comprendono le  norme generali sull’istruzione, il paesaggio, il patrimonio storico e artistico della Nazione, l’ambiente, la biodiversità,  ma anche la sanità, le autostrade, i porti e gli aeroporti, la protezione civile, la produzione e distribuzione dell’energia e molte altre. Si trasferiscono così poteri senza responsabilità,  impedendo di disporre di quell’angolo visuale nazionale e sovranazionale che oggi è indispensabile per affrontare la complessità. Saremo un Paese Arlecchino ripiegato su se stesso, incapace di guardare al futuro,  che conterà sempre meno nella Unione Europea.

Ma l’autonomia differenziata riguarda anche i diritti dei cittadini, delle persone: non è solo la secessione dei ricchi, come ha scritto Gianfranco Viesti, ma anche una  guerra tra poveri, che emargina il Mezzogiorno e le aree interne del Centro e del Nord. 

Un Disegno di legge  che esclude il Parlamento dalla maggior parte dei passaggi decisionali,  che riguarderanno solo  il Governo e le singole Regioni. E si aggiunge ora l’ultimo sfregio,  ancora prima dell’arrivo in Aula, della decisione del Presidente della Commissione Affari Costituzionali di non proclamare l’esito di una votazione nella quale era stato approvato un emendamento dell’opposizione sul primo articolo del DDL Calderoli,   grazie all’assenza di alcuni componenti della maggioranza.  Il rinvio a una nuova seduta per un voto  con numeri più favorevoli,   è un fatto di una gravità inaudita e  un vulnus per la democrazia, in quanto si introduce un precedente i cui usi futuri non possono essere assolutamente prevedibili.

Chiediamo alle Deputate e ai  Deputati della Repubblica di assumere la responsabilità delle proprie funzioni e di difendere le conquiste democratiche incarnate dalla nostra Costituzionel’unità della Repubblica nata dal Risorgimento e dalla Resistenza e l’uguaglianza dei diritti, anche se il percorso verso i  traguardi indicati  dalle nostre Madri e Padri costituenti è ancora lungo.

Un percorso che ora potrebbe interrompersi irreversibilmente.

Fermiamoci finchè  siamo in tempo.

Se questo non dovesse sciaguratamente accadere, la nostra battaglia continuerà, con ogni strumento messo a disposizione dalla democrazia.