Non possiamo far finta che i partiti non esistano

In attesa della campagna elettorale vera, ci si accontenta di quella del 2×1000. È bene ricordare che in base alla riforma votata nel 2013, i rimborsi elettorali non esistono più e dunque i partiti politici si possono finanziare solo attraverso la firma che si mette compilando il 730.

Certo, sono sempre possibili i finanziamenti privati ma, appunto, trattasi di privati. Sembrerebbe una scelta democratica (e lo è, in essenza), ma la realtà s’incarica di dimostrarci che i contribuenti che scelgono di destinare il loro 2×1000 ai partiti sono meno di un milione. Pochi, troppo pochi: un’élite di valorosi, insomma…

Pertanto – se si vuole che il meccanismo contribuisca effettivamente alla costruzione della democrazia in Italia – occorrerà aggiungere qualche pezzo. Per esempio una legge di riforma di tutta la disciplina dei partiti politici, che debbono dimostrare trasparenza dei mezzi (bilanci che dichiarino da dove vengono le risorse e dove vanno) e trasparenza dei fini, per cui i gruppi presenti in Parlamento – che dunque rappresentano i cittadini – debbano conformarsi ad alcune regole comuni.

Non c’è nulla di male a essere un partito, basta saperlo far bene. Il modello tedesco, tanto spesso evocato, per esempio prevede regole di trasparenza nella democrazia interna e per individuare i candidati alle elezioni e alle cariche pubbliche: una responsabilità va esercitata con… responsabilità.

La stessa trasparenza può riguardare le risorse economiche. Attualmente i bilanci dei partitimostrano tutti deficit più o meno alti (sommando i deficit di Forza Italia, Lega Nord e Partito democratico, si superano i 12 milioni) così come ristrutturazioni più o meno ampie del personale operativo. Evidentemente non sono più i tempi dei partiti di massa. Eppure rimangono partiti, ovvero soggetti espressamente previsti dalla nostra Costituzione per un fine ben preciso. Non possiamo far finta che non esistano.

Tra pochi mesi scatterà la campagna elettorale, che costa, che richiamerà risorse. Se non vogliamo che ad apparire sia solo chi dispone di cospicui finanziamenti privati, allora dovremmo essere coerenti e conseguenti. Altrimenti andremo incontro ad una democrazia a partecipazione limitata. Se ogni tanto avessimo il coraggio di dirci come stanno le cose, decideremmo anche conseguentemente di affrontare il problema con l’obiettivo di arrivare ad una soluzione che soddisfi la democrazia. Il resto è demagogia.

Roberto Rossini