Non voltiamo le spalle al nostro futuro. Dopo le manifestazioni degli studenti per il clima

A cura di Daniele Rocchetti, delegato nazionale alla Vita Cristiana

Il pacifico spettacolo degli studenti

Ero anch’io tra i pochi adulti presenti nella fiumana di studenti che ha invaso la nostra città venerdi scorso. Uno spettacolo pacifico di partecipazione, di ironia. Una festa di colori, una voglia di futuro, nessuna bandiera di partito, moltissimi cartelli, quasi tutti scritti in inglese, preparati artigianalmente la mattina presto dagli studenti.

Una manifestazione per dire che i problemi del mondo sono i problemi di ciascuno, sulla scia delle proteste pacifiche di Greta Thunberg, la ragazza svedese di sedici anni che per settimane si è seduta ostinatamente da sola davanti al Parlamento del suo Paese con una tavoletta che recava la scritta ‘Skolstrejk för klimatet’ che, tradotto, vuol dire “Sciopero della scuola per il clima”.

Le ragioni rozze di chi ha strumentalizzato o criticato

Più ancora dei numeri – dalle nostre parti erano anni che non si vedeva una manifestazione così imponente – mi ha impressionato, nei giorni successivi, la meticolosa cura con cui ci è accaniti a demolire o a strumentalizzare (a destra come a sinistra) questa enorme partecipazione che ha invaso e colorato non solo Bergamo ma duemila città ai quattro angoli del pianeta.

La rozzezza di chi si è premurato di ricordare – come se fosse uno stigma da temere – che Greta ha la sindrome di Asperger (“altrimenti l’avrei messa sotto la macchina”: parole di una giornalista alla quale si vuole affidare la conduzione di un programma di commento politico da mandare in onda dopo il TG1 delle venti). Impressionano le banalità di chi, senza averle gestite, ricorda ai ragazzi la complessità delle questioni in gioco. Ritorna la spocchia di coloro che, dimenticando le proprie, esibiscono le incoerenze dei giovani. E non manca mai il cinismo, camuffato da realismo, che azzera speranze e orizzonti.

Da ambienti di Chiesa il sospetto verso quello che non viene dalla Chiesa

Anche in alcuni nostri ambienti ecclesiali ho sentito la solita diffidenza per tutto quanto avviene “fuori dal recinto”. Tiritere ovvie e scontate. “Guarda che noi abbiamo la Laudato Sii”, mi dice uno fuori dalla libreria. “Appunto”, gli rispondo, “prova a chiederti come mai noi cattolici l’enciclica del Papa l’abbiamo presa così poco sul serio”. Per la verità, nel corteo ho incrociato un paio di amici preti e un altro, nell’omelia di domenica, ha ricordato le manifestazioni dei ragazzi di tutto il mondo come uno dei tanti segni di vita buona e trasfigurata a cui tutti siamo chiamati.

Gli adulti: meno lagne e più soul

Resta la fatica di noi adulti a farci sorprendere. Una generazione, la nostra, che rischia di essere pigra e rancorosa. “Meno lagne e più soul”, amava dire Paolo Giuntella. Ne avremmo tutti più bisogno. Anche dentro le chiese.

Come ha scritto Umberto Folena su “Avvenire” a noi adulti sarebbe bello ricordare una splendida canzone di Roberto Vecchioni, genitore e professore certo imperfetto, però appassionato. La canzone ha per titolo Comici, spaventati guerrieri e fa così: «I ragazzi nascondono lacrime sospese / come gatte gelose dei figli / hanno un bagaglio di speranze deluse / come onde che s’infrangono sugli scogli. / Hanno un mondo che avete storpiato ingannato tradito massacrato / hanno un piccolo fiore dentro / che c’è da chiedersi com’è nato. / Non azzardatevi a toccarli mai / non azzardatevi a giudicarli / tirate via le vostre sporche mani / non confondetevi coi loro sogni. / E vorrebbero amare / domani come ieri / questi miei piccoli comici spaventati guerrieri / e vorrebbero amare / come uomini veri / questi miei piccoli comici spaventati guerrieri».
Folena chiude il pezzo scrivendo: “I giovani, tutti i giovani di ogni epoca, si meritano adulti che siano padri, maestri, compagni di viaggio sorridenti e accoglienti, nella luce e nel buio. Adulti intelligenti. Che anche se avessero visto fallire i propri sogni, non godano nel far fallire i sogni altrui.”