Nuove cittadine, non solo lavoratrici domestiche. Lo chiedono le Acli Colf

Affrontare le problematiche delle lavoratrici domestiche significa affrontare quale tipo di società si vuole costruire per il futuro. É questo il dato politico che emerge dalla tavola rotonda “Nuove cittadine, non solo lavoratrici domestiche. Percorsi di riflessione ed inclusione sociale verso la cittadinanza”, organizzata dalle Acli Colf, in collaborazione con Caritas Internationalis che si è tenuta il 17 giugno a Palazzo San Calisto a Roma.

In occasione del V anniversario dell’adozione da parte dell’Ilo della Convenzione internazionale sulle lavoratrici e lavoratori domestici, le Acli Colf, associazione delle Acli che, da oltre sessant’anni si occupa della tutela e promozione culturale delle collaboratrici familiari italiane e immigrate, hanno voluto richiamare l’attenzione sul tema dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori domestici.

Martina Liebsch, responsabile Advocacy di Caritas Internationalis, ha ricordato che nonostante le speranze accese dalla Convenzione, la situazione del lavoro domestico rimane assai critica: secondo dati Ilo, il 90% dei lavoratori impiegati nel settore domestico non ha accesso a nessuna copertura previdenziale, su 67 milioni di lavoratori domestici in tutto il mondo, ben 60 milioni non beneficiano di nessun tipo di protezione sociale.

Raffaella Maioni, responsabile nazionale Acli Colf, aprendo i lavori ha sottolineato «l’importanza di riflettere su questi temi unendo la prospettiva nazionale con quella internazionale per garantire dignità a queste donne e uomini che fanno parte delle nostre comunità sempre più transnazionali».

Per aprire un confronto sulle questioni che si intrecciano tra lavoro domestico e di cura, e i percorsi di inclusione sociale che hanno vissuto e stanno vivendo molte colf e badanti straniere presenti nel nostro Paese – in particolare donne, vi sono stati i racconti delle esperienze delle Acli Colf a livello territoriale, da parte delle responsabili, Silvia Gottardo (Treviso), Giamaica Puntillo e Gabriela Mocanu (rispettivamente responsabile Acli Colf e Ass. Rumena Dacia di Cosenza), Anna Busnelli (Milano), Lucia Sotelo (Varese), della presidente provinciale delle Acli di Roma Lidia Borzì, la quale ha sottolineato che nel mondo del lavoro domestico si verifica l’incontro di due debolezze: quella delle assistenti familiari e quella delle famiglie, sempre più in difficoltà.

Il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini, ha portato il saluto ed il sostegno delle Acli ai progetti di Acli Colf il cui contributo è prezioso per costruire insieme un welfare inclusivo. Rossini, citando l’ultimo libro del giornalista Quirico, ha proposto l’immagine della migrazione come esperienza mistica, di ricerca di salvezza che va ben oltre la ricerca di un lavoro.

Livia Turco (presidente nazionale della Fondazione Nilde Iotti, già ministro delle Politiche sociali), ha affermato che dopo vent’anni di uso ideologico dell’immigrazione, c’è la necessità nel Paese di aprire un tavolo della convivenza che favorisca il coinvolgimento in progetti comuni di italiani e di immigrati.

Ugo Melchionda (presidente di Idos – Centro ricerche sulle migrazioni) ha ricordato che il 78% delle lavoratrici domestiche in Italia è costituito da immigrate.

L’incontro, moderato da Pino Gulia (Patronato Acli), ha quindi visto intervenire alcuni firmatari del Ccnl del lavoro domestico per i lavoratori: Luciana Mastrocola (Filcams CGIL, mentre Federcolf e Uiltcus hanno inviato una nota di sostegno); per la parte datoriale Andrea Zini (vice presidente Assindatcolf) e Lorenzo Gasparrini (segretario generale Domina) che si sono detti concordi nel rilanciare una proposta già sostenuta da Acli Colf per la detraibilità fiscale delle spese per il lavoro di cura per la famiglia. Un’altra proposta di Acli Colf rilanciata nel corso dell’incontro è quella di fare del 2 giugno, festa della Repubblica, l’occasione per presentare e dare il benvenuto ai nuovi cittadini in forme ufficiali e pubbliche.

Alla fine dell’incontro i partecipanti si sono recati in visita alla mostra internazionale sulle Moderne forme di schiavitù “Dietro il codice a barre” curata da Resources Humaines Sans Frontiéres.