“Pacem in terris”, 60 anni fa l’enciclica di Papa Giovanni XXIII sulla pace

papa Giovanni XXXIII
papa Giovanni XXXIII

L’enciclica “Pacem in terris”, pubblicata l’11 aprile 1963, fu l’ultima emanata da Giovanni XXIII due mesi prima della sua morte.

Diretta per la prima volta non solo ai fedeli cattolici ma “a tutti gli uomini di buona volontà”, essa fu insieme il testamento del “Papa buono” e insieme l’apertura di una nuova fase della dottrina sociale cattolica sulla pace e sulla guerra, che non venivano prese come elementi a sé stanti ma – e in questo stava la novità- come parti di un discorso più complessivo sull’assetto della società umana.

Per la prima volta un documento pontificio metteva al centro la questione dei diritti umani, superando il timore tradizionale per la loro derivazione illuministica, ma ricordava che per costruire un ordine sociale giusto occorreva mettere come fondamento “il principio che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili” (PT, 5).

La pace, quindi, diventa parte di un’idea integrale della società che teneva insieme i diritti fondamentali al cibo, alla casa, all’assistenza sanitaria, alla sicurezza sociale, alla partecipazione democratica, alla libertà religiosa.

Quest’enciclica costituì un tornante decisivo per l’impegno sociale e politico dei credenti, e per questo fin da subito le ACLI si impegnarono a studiarla, a chiosarla e a diffonderla, e molti fra i non credenti ed i diversamente credenti ne sentirono l’accento nuovo; senza di essa sarebbero stati impossibili i più impegnativi documenti conciliari, a partire dalla “Gaudium et spes”; senza di essa Paolo VI non avrebbe potuto scrivere che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”; senza di essa sarebbero impensabili le grandi encicliche di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI; senza di essa il magistero di papa Francesco sarebbe semplicemente impensabile, e non avremmo né la “Laudato si’” né la “Fratelli tutti”.

Se papa Giovanni fu un dono di Dio alla Chiesa, la “Pacem in terris” è il dono che papa Giovanni fece all’umanità, e continua a produrre frutti.