Reddito di cittadinanza, l’audizione del Presidente Rossini al Senato

“La norma contiene alcuni aspetti positivi come le ingenti risorse finanziarie messe in campo, ma ci sono altri aspetti che riteniamo meno positivi, primo tra tutti il metodo: è un peccato che Alleanza contro la povertà, con le 39 associazioni che rappresenta, non sia stata coinvolta nella fase preparatoria del decreto”.  Sono le parole di Roberto Rossini, Presidente nazionale Acli e Portavoce nazionale dell’Alleanza contro la povertà che è stato ascoltato in audizione stamattina presso l’XI° Commissione (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale). “Altri punti di debolezza che rileviamo nella norma  sono:

  • i criteri per la distribuzione delle risorse, che danneggiano le persone straniere residenti in Italia, le famiglie con figli e coloro i quali vivono nel nord del Paese,
  • la partenza prematura della misura, le cui concrete conseguenze rischiano di danneggiare i poveri di oggi e di domani,
  • il disegno delle risposte eccessivamente sbilanciato verso la dimensione lavoristica della povertà,
  • un sistema di governance che non valorizza adeguatamente il contributo dei diversi attori, pubblici e privati, impegnati nella lotta contro la povertà.

Crediamo poi si debba fare particolare attenzione ad alcuni aspetti che potrebbero ancora essere modificati e migliorati:

  • l’invio iniziale dei nuclei aventi diritto al RdC ai centri per l’impiego (percorso per il lavoro) o ai servizi sociali comunali (percorso per l’inclusione sociale). Si tratta di un punto al quale dedicare, a nostro parere, particolare attenzione, poiché influenza in modo decisivo l’intero percorso degli utenti.
  • Il coordinamento tra Cpi e Servizi Sociali Comunali, cioè la possibilità che il nucleo o suoi singoli componenti possano, in qualunque momento successivo all’accesso iniziale presso uno dei due soggetti, ricorrere (anche) agli interventi previsti dall’altro, nell’ambito di una progettazione integrata delle risposte.
  • È diffuso, nei territori, il timore che il passaggio al RdC vanifichi i faticosi processi di avviamento o rafforzamento della rete locale per il contrasto alla povertà realizzati con il Rei. Si tratta di un rischio da evitare, per non perdere il prezioso lavoro compiuto sinora nei territori.
  • Solo una sostanziale collaborazione tra il livello statale e le Regioni permetterà di costruire le condizioni necessarie ai territori per realizzare al meglio il RdC.
    I progetti di utilità sociale: l’attuale formulazione dell’art 4, comma 15, dovrebbe essere rivista al fine tanto di rafforzare le tutele rispetto ai rischi insiti in tali progetti quanto di rendere possibile l’effettiva realizzazione delle loro potenzialità.

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