Un festival per un futuro sostenibile

Disegniamo il futuro. Cambiamo il presente. È con questo slogan che prenderà il via il 22 maggio il primo festival italiano dello sviluppo sostenibile. Duecento eventi in 17 giorni per conoscere l’agenda Onu 2030 e mobilitare l’Italia per centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

 

Diciassette giorni. Tanti quanti gli obiettivi che siamo chiamati a raggiungere entro i prossimi 13 anni. Sono obiettivi che muovono da un sentire comune: l’attuale sistema in cui viviamo non è più sostenibile, urge ripensarlo a 360°, non solo in chiave economica, ma anche ambientale, sociale e culturale. Proprio per sensibilizzare su questi argomenti, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile (ASviS) ha organizzato un Festival che durerà 17 giorni, tanti quanti gli obiettivi.

 

Oltre 200 eventi sono in programma su tutto il territorio nazionale promossi dalle oltre 160 organizzazioni che aderiscono all’Alleanza, dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) e da altri soggetti. Un’unica grande manifestazione, diffusa e inclusiva, con oltre mille speaker, decine di università e 200 scuole coinvolte, attività culturali e format inediti. Tra i quasi 200 eventi ve ne sono tre di particolare rilievo, il 22 maggio a Napoli, il 1° giugno a Milano, il 7 giugno a Roma, organizzati direttamente dal Segretariato dell’ASviS. L’evento di Napoli, che apre il Festival, è dedicato alle disuguaglianze e si terrà nel Teatrino di corte di Palazzo Reale. All’evento di Roma, che concluderà il Festival e si svolgerà presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati alla presenza delle più alte cariche dello Stato, tra cui il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, il Direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi e il Presidente della Conferenza dei rettori Gaetano Manfredi, l’ASviS consegnerà al Governo e alle altre istituzioni i risultati del Festival e dei 17 giorni di riflessione della società civile.

 

L’insostenibilità e l’ingiustizia del nostro sistema è ormai confermata da numerose ricerche e studi, così come il sostegno dei cittadini per politiche orientate allo sviluppo sostenibile. Se pensiamo alle principali preoccupazioni degli italiani, guardando ai risultati del X° Rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza, realizzato da Demos & Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis, scopriamo che le principali paure dei nostri connazionali coincidono anche con i grandi temi al centro dell’Agenda 2030. Un esempio? Tra le paure generali, il 58% teme “la distruzione dell’ambiente e della natura”, il 55% “l’inquinamento”, mentre tra le insicurezze economiche, la paura di “non avere o perdere la pensione” (38%) e “la perdita del lavoro, la disoccupazione” (37%) risultano essere prioritarie.

 

I 17 obiettivi, articolati in 169 traguardi molto concreti, puntano a realizzare un modello nuovo di sviluppo che sia, appunto, equo e sostenibile nel suo complesso. D’altra parte, un sondaggio realizzato per la Fondazione Unipolis2, segnala come l’84% degli italiani si dice favorevole a politiche per lo sviluppo sostenibile, una percentuale che sale al 93% tra i giovani, i quali vedono come prioritarie le politiche a favore della protezione dell’ambiente molto più degli anziani. Solo pochi però conoscono l’Agenda 2030. Infatti, la percentuale di chi è informato “poco” e “per niente” si attesta al 77%, decisamente più alta di quella di chi si dichiara “abbastanza informato” (17%) e “molto informato” (5%).

 

Il 2017 è un anno cruciale per il cambiamento di paradigma richiesto dall’Agenda 2030. A marzo si sono tenute le celebrazioni dei 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, mentre a maggio si terrà il Summit del G7 con la Presidenza italiana, del quale l’Agenda 2030 rappresenta uno dei pilastri e nelle prossime settimane è prevista la pubblicazione della Strategia italiana per lo sviluppo sostenibile. In questo quadro, le forze politiche stanno preparando i propri programmi di lavoro in vista delle elezioni politiche e la sfida appare complessa visto che l’Italia, per quanto riguarda gli Obiettivi di Sostenibilità, appare ancora indietro rispetto ai target da realizzare.

 

Eppure, passi in avanti ne sono stati compiuti: l’Italia è stato il primo Paese dell’Unione Europea e del G7 ad inserire nel Documento di Economia e Finanza alcuni indicatori del Bes, il Benessere equo e sostenibile, un sistema di misurazione della condizione del paese che guarda a concetti molto vicini a quelli incorporati negli SDGs. Nella definizione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, inoltre, il Governo italiano ha valutato dettagliatamente il suo “posizionamento” rispetto ai 17 obiettivi (Goal) e ai 169 sotto-obiettivi (Target), individuando un sistema di punti di forza e di debolezza e un sistema di obiettivi strategici organizzati intorno alle aree (5P) – Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership – formulazione che riconosce appieno tutte le dimensioni della sostenibilità dello sviluppo.