“Una mano per la spesa” di Cristina Morga

Le conseguenze sociali ed economiche della pandemia avranno, a livello globale, effetti ancora sconosciuti sulle persone e sulla società, tant’è che il Fondo Monetario Internazionale prevede una crisi ben peggiore della Grande Depressione del 1929, con un drastico aumento della povertà su scala globale. 
L’Europa e l’Italia non saranno dunque esenti da un ritorno alla fame e a disuguaglianze ancor più acute rispetto al periodo pre-Covid19. 
Il progetto una “mano per la spesa”, avviato in molti territori, da Nord a Sud, passando per il Centro, rappresenta una costola del più ampio progetto Eccedenze delle Acli nazionali. Grazie alla nostra esperienza di governance nella raccolta e redistribuzione di eccedenze alimentari, abbiamo potuto sviluppare quest’azione sociale dettata dall’emergenza con l’obiettivo principale di portare una spesa di qualità alle persone che non riescono a farla, perché impossibilitate per motivi economici o di salute. 
Ma non si tratta soltanto di un gesto significativo per quelli che sono entrati in un cono d’ombrail progetto è al contempo un modo per sostenere l’economia locale e creare/rafforzare una rete di solidarietà all’interno delle comunità che si è dimostrata generosa come non mai: il 40% della popolazione italiana, infatti, in questi mesi ha attivato un gesto di solidarietà. E la mano data non si ferma alla spesa. 
Le Acli, grazie ai suoi servizi e alla sua ampia esperienza, cura e prende in carico queste famiglie vulnerabili, dando una risposta ai loro problemi socio/assistenziali, in un’ottica di prossimità e protezione sociale, che resista nel tempo, producendo, da una parte un gesto immediato su persone e famiglie vulnerabili e “invisibili”, dall’altra effetti di lunga durata. 
Insomma, si tratta di un progetto molto semplice e lineare che ha però interessanti caratteristiche: 
Flessibilità. Al di là dell’obiettivo principale del progetto, alla provincia/circolo/regione è data ampia libertà e fantasia di organizzarsi a modo proprio, secondo le caratteristiche e specificità dei singoli territori, dei partenariati interni ed esterni già presenti o stabiliti ad hoc, delle singole modalità di lavoro e della propria esperienza.
Autonomia delle risorse. Ai territori che aderiscono all’iniziativa è stato messo a disposizione un piccolo budget iniziale, ma è stato contemporaneamente richiesto di mettere in piedi azioni di fundraising, coinvolgendo le diverse articolazioni del Sistema (Fap, Patronato, Acli Terra, ecc.) e il mondo esterno, rivolgendosi a imprese e singoli, iscritti e non alle Acli.
Reti. Un vitale elemento del progetto è l’ampia rete interna ed esterna.
Doppia anima: sociale e politica. È importante che in questa fase, oltre a svolgere un’azione sociale e di aiuto concreto, le Acli svolgano anche un ruolo politico, contattando le istituzioni locali per istituire un tavolo sulle nuove povertà e attivare azioni di coordinamento delle politiche di sostegno alla povertà, promuovendo un’alleanza di comunità. Ciò al fine di rafforzare il ruolo dell’associazionismo e del terzo settore, rendendolo partner forte ed autorevole della Politica, capace di immaginare provvedimenti non solo emergenziali ma anche strutturali.
Dopo la pandemia, il mondo per le persone non sarà più lo stesso, e non lo sarà neanche per la nostra Associazione a cui è chiesto un impegno nuovo e una rideclinazione della sua presenza storica.
Le Acli, in una fase difficile ed emergenziale, con questo progetto sono partite in sordina, allargando di settimana in settimana il numero dei territori attivi. Per un verso sono dunque tornate alle loro origini – quando nel dopoguerra distribuivano indumenti e generi alimentari agli indigenti -, per un altro verso hanno mostrato la loro versatilità, flessibilità e specificità con un entusiasmo inedito.