Vincere le paure

Lo scorso 24 marzo è apparsa sulle pagine del Corriere della Sera una illuminante intervista al sociologo, ormai novantenne, Zygmunt Bauman sul tema del terrorismo. Riportiamo due passi, a nostro avviso, particolarmente significativi: “Identificare il problema immigrazione con quello della sicurezza nazionale e personale, subordinando il primo al secondo e infine fondendoli nella prassi come nel linguaggio, significa aiutare i terroristi a raggiungere i loro obiettivi. (…) Dal punto di vista dei terroristi, quanto peggiori sono le condizioni dei giovani musulmani nelle nostre società, tanto più forti sono le possibilità di reclutamento. Se cade del tutto la prospettiva di una comunicazione trans-culturale e di un’interazione autentica tra etnie e religioni, si riduce al minimo anche la possibilità di un incontro diretto, del “faccia a faccia” con l’altro, di una reciproca comprensione”.

Iniziamo la riflessione sul tema della paura da queste affermazioni di Bauman perché offrono una chiave di lettura di come sia possibile ragionare in modo equilibrato sulle paure che sembrano maggiormente inquietare i cittadini europei: l’immigrazione e il terrorismo.

Confusione, paura, comportamenti di chiusura, violenza, morte e distruzione sono generate dall’identificazione tra immigrazione e terrorismo, tra terrorismo e islam, tra guerra e religione. Questo non aiuta a comprendere la natura delle questioni che abbiamo di fronte.

Non è questa la strada da seguire. Non è questa quella che le Acli vogliono seguire. Giovedì l’associazione inizierà il suo 25° Congresso nazionale che avrà per titolo: “Niente paura. Con le Acli attraversiamo il cambiamento”.

In ascolto del popolo italiano, le Acli vogliono riflettere su questioni importanti che riguardano la  vita associativa, il nostro Paese e l’Europa. Per dire che solo affrontando le nostre paure è possibile dare un futuro all’umanità. Le Acli sono convinte che la società civile organizzata può esercitare un ruolo di piano solo se sarà in grado di vincere le paure, di chiamare le cose con il loro nome, di denunciare gli errori commessi e di “proporre alternative eque e solidali” così come Papa Francesco ha esortato a fare nel discorso che ha rivolto alle Acli nel memorabile incontro del 70° dell’Associazione.

Per accompagnare il cammino dell’associazione, la redazione di BeneComune.net ha proposto nel mese di aprile una riflessione sul tema della paura, dell’incertezza sociale che attraversa il mondo globale, dal titolo: Niente paura. Provare a sperare di fronte al regime del terrore. Sociologi (Maurizio Ambrosini e Fabio Bordignon), psichiatri (Tonino Cantelmi), poeti (Marco Guzzi), esperti di comunicazione (Simone Sereni) esponenti della società civile (Gianni Bottalico) si sono confrontati su alcune questioni: quali sono le paure che i cittadini italiani ed europei percepiscono con maggior forza? A quali ambiti fanno riferimento? Come vengono affrontate? Quale ruolo deve giocare la politica? Quale spazio può avere la virtù della speranza sia in chiave religiosa che laica nell’affrontare queste di paure?

Emergono riflessioni, risposte e proposte interessanti che possono aiutare il cammino dell’associazione anche per il prossimo futuro ma che chiamano in causa tutti (dagli studiosi ai politici, dalle associazioni della società civile a quelle impegnate in ambito ecclesiale fino ad arrivare ai singoli cittadini) e che ci aiutano ad allargare l’orizzonte, a leggere la realtà in modo più complesso. A pensare bene prima di agire. O meglio, a pensare per agire in modo migliore in vista del bene comune.