XI Congresso nazionale 1969: la fine del collateralismo con la Dc

L’XI Congresso nazionale di Torino del 1969 segna la fine del collateralismo nei confronti della Dc e dell’acquisizione del principio del voto libero degli aclisti, proclamato per la prima volta in Italia da una associazione cattolica.

Negli anni che vanno dal X all’XI Congresso (1966-1969) le Acli sentono forte l’appartenenza al movimento operaio, che diventa primaria rispetto ad altre. Lo dimostrano le parole del presidente nazionale Labor nella relazione di apertura dell’XI Congresso: «Stare nel movimento operaio, sviluppare cioè tutte quelle attività ed iniziative che del movimento operaio sono proprie e che hanno per fine la liberazione dell’uomo-lavoratore da ogni condizionamento e da ogni costrizione economica, culturale e politica. Soltanto così partendo da un’esperienza autentica di movimento operaio che nasce da una condizione che è comune a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro fede religiosa e dalla loro scelta politica o sindacale può venire recuperato in concreto anche il discorso della libertà politica».

Votare in libertà di coscienza è la grande questione, Labor invita il Congresso “a scegliere sovranamente: la fine del collateralismo e l’affermazione del principio del voto libero degli aclisti. Collateralismo non c’è mai stato, si dice. Certo non è mai stato scritto nel nostro Statuto, anche se la formula è stata codificata per anni nello Statuto della Dc. […] Collateralismo significa appartenere in modo sostanziale ad un determinato sistema capace di gestire, a livello anche partitico, la rappresentanza politica del movimento stesso” (L. Labor, relazione del Comitato esecutivo Acli – Torino, 19 giugno 1969)

La relazione chiarisce subito che questa rottura non implica la creazione di un altro collateralismo, di un vincolo con altri partiti. Si specifica che tutte le forze politiche dovranno meritarsi e conquistare i consensi individuali “senza la mediazione, la supplenza e la copertura delle forze culturali, sociali o religiose”.

Le proposte di Labor sono approvate dalla grande maggioranza del congresso (86%): ruolo formativo ed educativo teso alla partecipazione dei lavoratori alla società democratica e autonomia politica.

“L’XI Congresso Nazionale riconferma ed esalta la funzione delle Acli, il loro ruolo autonomo ed originario di forza educativa e sociale cristiana, che opera a livello sociale e culturale esercitando, in quanto movimento una pressione sulle strutture e sugli strumenti che realizzano la partecipazione dei lavoratori alla società democratica. 

Per svolgere compiutamente il loro compito nella società civile le Acli – oggi più che ieri – ravvisano la necessità di una chiara distinzione di ruoli e di funzioni, il che comporta il dovere di una piena ed intransigente affermazione della loro autonomia, specie nei confronti della sfera politico-partitica. […]

L’XI Congresso coerentemente con l’approfondimento progressivamente maturatosi della fisionomia delle Acli e della loro originaria funzione, constata la fine della pratica del collateralismo nei confronti di qualsiasi partito, come affermazione di piena e completa autonomia. Conseguenza di ciò è l’acquisizione del principio del voto libero degli aclisti, come espressione di fiducia nei lavoratori, nelle loro capacità di compiere scelte personali coerenti con i valori in cui credono e con il messaggio delle Acli.

Con questa scelta di autonomia le Acli si mettono nella condizione migliore per instaurare con tutte le forze partitiche un libero rapporto di critica e di proposta, e di sollecitare, così, una loro presa di coscienza nei confronti delle istanze sociali in continua evoluzione”. (Mozione congressuale, “Per una presenza efficace e rinnovatrice nella società italiana degli anni ‘70” – Torino, 22 giugno 1969)