Acli Palermo: Solidarietà e fondi del 5×1000 per aiutare i quartieri Brancaccio e Falsomiele

Continuano le attività del progetto ACLI 5×1000 “Centro Sviluppo Territoriale Palermo 3” nei quartieri periferici di Falsomiele e Brancaccio.
Durante questa emergenza sanitaria, le ACLI di Palermo continuare a garantire tutti i servizi in modalità smart working per stare vicino, seppure da lontano, alle persone che hanno bisogno. In particolare è garantita, sia con le video-chiamate sia con la tradizionale telefonata, la consulenza psicologica, che a causa di questo isolamento forzato amplifica il disagio e la necessità di un conforto esterno.
In modalità smart working sono presenti le attività di front-office, che assicurano informazioni sui servizi al cittadino previsti dai Decreti Ministeriali e Regionali, come il reddito di cittadinanza e le diverse indennità del Decreto “Cura Italia”. Un modo per essere presenti sul territorio grazie anche agli sportelli di CAF e Patronato ACLI della sede provinciale che rispondono a tutte le chiamate.
Nell’ambito dell’animazione di comunità territoriale, è attiva l’assistenza per le persone più fragili, in particolare anziani, a cui vengono offerti supporto telefonico e consegna a domicilio di farmaci e beni di prima necessità, servizio reso possibile anche grazie alla collaborazione di partner interni ed esterni al progetto 5X1000, come il circolo Acli Padre Pino Puglisi ed il Centro di Accoglienza Padre Nostro.
“Queste iniziative – dichiara Nino Tranchina, presidente delle ACLI di Palermo – sono il frutto di donazioni, che le ACLI restituiscono sottoforma di servizi e progetti che vedono il coinvolgimento di tutte le categorie senza limite di età; dai progetti didattici specifici per bambini a momenti di aggregazione sociale per gli anziani o assistenza psicologica. Con l’obbiettivo di far ritornare Brancaccio e Falsomiele, dei quartieri in cui poter vivere normalmente. Le nostre idee guardano con lungimiranza, a quei momenti di crescita, lenti, ma comunque lontani dalle immagini troppo spesso stereotipate, di terra di confine che i Media ci propongono”.