Cuneo fiscale, ecco come funzionerà a partire da luglio 2020

Il cuneo fiscale non è altro che la differenza tra il costo sostenuto da un’azienda per un dipendente e l’importo netto che quest’ultimo percepisce in busta paga. Tale differenza in Italia è ancora molto alta, come dimostrano i dati sul cuneo fiscale pubblicati dall’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nel rapporto Taxing wages 2019. Il valore medio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori nei 36 paesi appartenenti all’Organizzazione è pari al 36,1%. L’Italia occupa il 3° posto: un lavoratore (single e senza figli a carico) è sottoposto a un cuneo fiscale del 47,9% di cui il 16,7% è rappresentato dalle imposte personali sul reddito ed il restante 31,2% dai contributi previdenziali di cui una parte è a carico del lavoratore (7,2%) e l’altra del datore di lavoro 24 %). Appare evidente quanto sia importante per entrambe le categorie la riduzione della percentuale del cuneo fiscale. Diminuire il costo del lavoro per le imprese significherebbe incentivare l’occupazione ed una minore tassazione per i lavoratori influirebbe positivamente sul loro potere d’acquisto. Avrebbero in tal modo più risorse economiche da spendere e/o investire. Un circolo virtuoso che produrrebbe effetti positivi non soltanto nel mercato del lavoro.

Nel dossier in allegato, curato dall’Osservatorio Giuridico, si analizza l’ultimo decreto legge, varato dal Governo nel mese di febbraio 2020, che per ora modifica la pressione fiscale a favore dei lavoratori. Non mancano alcune pagine di approfondimento per comprendere come il provvedimento urgente sul cuneo fiscale sia inserito in un più vasto “Cantiere Irpef” che ha l’ambizione di riformare il sistema fiscale italiano.
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