Direzione Nazionale Acli: urgente rendere vincolanti per tutti i contratti collettivi nazionali più rappresentativi, annullando quelli che non garantiscono un’esistenza libera e dignitosa

La Direzione nazionale delle ACLI, riunitasi oggi a Roma, ha esaminato la situazione politica e sociale del Paese a partire dall’intervento iniziale del Presidente Emiliano Manfredonia, il quale ha sottolineato la difficoltà di trovare un punto fermo in una situazione che appare in perenne movimento, soprattutto perché il ceto politico appare incapace di alzare lo sguardo dai propri interessi a quelli generali del Paese.

Nel corso del dibattito si è analizzata la situazione determinata dalle elezioni amministrative dello scorso mese, rilevando che l’entusiasmo che è stato espresso nell’area del centrosinistra appare alquanto prematuro e fuori luogo, non solo perché ha votato meno della metà degli aventi diritto (e a volte molto meno) e quindi il risultato non può dirsi in alcun modo probatorio in vista delle elezioni politiche del prossimo anno, ma anche perché il trend, al di là di alcune grandi città che vengono utilizzate come campione, non è assolutamente univoco.  Non mancano tuttavia esperienze significative ed esemplari come quella di Verona, dove Damiano Tommasi ha saputo orchestrare una larga convergenza di forze politiche e di soggetti del civismo democratico approfittando anche della rottura di una destra troppo sicura di sé: un riconoscimento speciale in questo senso lo meritano gli aclisti veronesi, che si sono messi in gioco come parte determinante di un progetto che forse non è ripetibile altrove ma costituisce comunque un buon esempio di azione dal basso. I buoni risultati ottenuti da molti aclisti candidati Sindaci o consiglieri sono anche il frutto della capacità specifica del Movimento aclista di educare all’attenzione al bene comune e alla crescita di una cultura della condivisione e della corresponsabilità.

Non è compito delle ACLI decidere o meno sulla tenuta dei Governi: il nostro compito come organizzazione sociale è quello di rilevare la necessità che il Governo esca dalla logica puramente tecnicista , e sia capace di intendere la voce di chi non ha voce, e di operare in modo sistematico per la riduzione delle disuguaglianze sociali.

Più in generale, se davvero la congiuntura determinata dalla guerra, dalla coda pandemica e dalla crisi energetica e sociale toccherà il nostro Paese questo autunno, sarà necessaria la presenza di un Governo nella pienezza delle sue funzioni in attesa che le elezioni, alla loro scadenza naturale della prossima primavera, determinino l’indirizzo politico scelto dai cittadini.

Peraltro, è chiaro a tutti che la crisi sociale è strettamente connessa alla guerra in Ucraina, una guerra a cui bisogna mettere fine prima possibile con un’iniziativa diplomatica coraggiosa e mirata, senza abbandonarsi alla logica delle armi che sembra essere oggi dominante.

In pari tempo, non sembra essere questo il momento per battaglie identitarie e massimalistiche che sembrano fatte più per la propaganda che per una concreta realizzazione, soprattutto in un contesto in cui da oltre dieci anni i Governi non sono più espressione di maggioranze politiche organiche indirizzate dall’elettorato.

Le ACLI sono convinte che sia determinante l’istituzione di un salario minimo che deve essere fissato rendendo vincolanti per tutti i contratti collettivi maggiormente rappresentativi, e non fissando per legge i 9 euro l’ora. Va rafforzata la rappresentanza e la partecipazione dei lavoratori nelle aziende perché sfruttamento e lavoro povero ci sono dove i lavoratori non contano nulla. E vanno annullati, individuando un apposito indice di misurazione, tutti quei contratti collettivi nazionali che non garantiscono un’esistenza libera e dignitosa, come la nostra Costituzione sancisce all’articolo 36. Nello stesso tempo è urgente un’azione a 360° gradi che contrasti l’impoverimento e lo sfruttamento nel lavoro attraverso il rinnovo dei contratti collettivi scaduti, l’aumento dei controlli sul lavoro nero (e grigio), il contrasto del part time involontario e l’obbligo per tutti i committenti, Pubblica Amministrazione compresa, di essere responsabili della presenza esclusiva, e del rispetto, di contratti dignitosi in ogni azienda della quale si avvalgono.