Domenica 26 agosto 2018

Dal Vangelo secondo Giovanni, 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Signore da chi possiamo andare?

A cura di don Antonio Agnelli, accompagnatore spirituale Acli Cremona

Giunge a conclusione la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni che ci ha tenuto impegnati per alcune domeniche. abbiamo potuto riscoprire il valore inestimabile della presenza di Cristo nella sua comunità, nei segni eucaristici indispensabili per vivere una comunione profonda con lui e con Padre che lo ha inviato nello Spirito come salvezza della umanità intera e di tutta la creazione.

Questo ultimo brano ci indica la reazione di due gruppi diversi: i discepoli e i dodici.

i primi ritengono dura la parola di Gesù e non si mettono nell’atteggiamento dell’ascolto. Anche noi a volte con la scusa della difficoltà di mettere in pratica le parole di Gesù, poiché ci chiedono conversione e trasformazione della mente e del cuore: preferiamo non ascoltarlo, chiuderci in noi stessi, realizzare una fede di devozione lontana dalla stessa parola di Dio e che non ci espone più di tanto.

Bisogna, come dice Gesù stesso non ragionare secondo la carne, il solo buon senso, il calcolo, i nostri interessi, ma bisogna lasciarci trasformare dallo Spirito che ci permette di accogliere il mistero di Dio in Gesù, ma anche di testimoniarlo quotidianamente e profeticamente.

Vivere la fede, significa lasciarci attirare dal Padre, entrare nella sua vita e logica che si sono fatte visibili e accessibili a noi nel Figlio incarnato, per essere e vivere anche noi da figli di Dio.

Nella recente udienza generale del 1 agosto 2018, Papa Francesco ci ha indicato come vivere da veri figli nel Figlio Gesù: lottare contro gli idoli e liberarci da ogni adorazione di false divinità che ci opprimono, illudono distruggono la vita.

“Cari fratelli e sorelle, gli idoli promettono vita, ma in realtà la tolgono. Il Dio vero non chiede la vita ma la dona, la regala. Il Dio vero non offre una proiezione del nostro successo, ma insegna ad amare. Il Dio vero non chiede figli, ma

dona suo Figlio per noi. Gli idoli proiettano ipotesi future e fanno disprezzare il presente; il Dio vero insegna a vivere nella realtà di ogni giorno, nel concreto, non con illusioni sul futuro: oggi e domani e dopodomani camminando verso il futuro. La concretezza del Dio vero contro la liquidità degli idoli. Io vi invito a pensare oggi: quanti idoli ho o qual è il mio idolo preferito? Perché riconoscere le proprie idolatrie è un inizio di grazia, e mette sulla strada dell’amore. Infatti, l’amore è incompatibile con l’idolatria: se un qualcosa diventa assoluto e intoccabile, allora è più importante di un coniuge, di un figlio, o di un’amicizia. L’attaccamento a un oggetto o a un’idea rende ciechi all’amore. E così per andare dietro agli idoli, a un idolo, possiamo persino rinnegare il padre, la madre, i figli, la moglie, lo sposo, la famiglia … le cose più care. L’attaccamento a un Cari oggetto o a un’idea rende ciechi all’amore. Portate questo nel cuore: gli idoli ci rubano l’amore, gli idoli ci rendono ciechi all’amore e per amare davvero bisogna esseri liberi da ogni idolo”.

La risposta di Pietro alla domanda di Gesù che chiede ai dodici se vogliono anch’essi abbandonarlo, diventi ogni giorno la nostra preghiera e invocazione: Signore da chi possiamo andare? Solo tu hai parole di vita eterna e noi riconosciamo e testimoniamo che tu vieni da Dio, ci porti la sua vita e la sua liberazione.

Ci aiuti ancora nella preghiera David Mari Turoldo:

“Anche noi tentati di andarcene: è duro tutto il tuo sermone, Signore: se un occhio ti scandalizza, cavalo, se una mano ti scandalizza, tagliala, è stato detto ma io vi dico,

per salvarsi bisogna che uno si perda, e se il chicco di grano non muore…..

è quanto significa farsi pane cibo e bevanda per la fame dei fratelli: perciò molti ti abbandonarono

e molti fra i tuoi stessi non credevano: che non sia così di noi, Signore. Amen.