Domenica 7 giugno 2020

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 316-18) 

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». 

 Io e il Padre siamo una cosa sola”  

A cura di don Giuseppe Sbuttoni, assistente spirituale delle Acli di Piacenza

La nostra mente non riesce a comprendere tutta la verità e la profondità del mistero di Dio espresso nella Sacra Scrittura. La Rivelazione presenta Dio Creatore che si manifesta agli uomini considerandoli sue creature.
Mosè, mediatore di grazia presso il suo popolo, si rivolge direttamente a Dio per invocare benefici e misericordia per peccati commessi dalla propria comunità facendola erede del grande progetto di salvezza. 
Dio Padre creatore del mondo si allea con gli uomini e manda suo figlio Gesù come grande missionario che rivela assiduamente tutto l’amore del Padre. “Io e il padre siamo una cosa sola, chi vede me, vede il Padre” (Giovanni 14,1-12). Nelle parole di Giovanni si afferma che Dio ha mandato nel mondo suo Figlio perché ci salvi per mezzo di lui.
L’opera del Figlio è sempre mediazione di perdono, grazia e fede per tutti coloro che lo incontrano, un Dio sempre pronto a ricominciare il cammino con l’uomo.
San Paolo, nel nome di Gesù, esorta alla Pace, all’amore reciproco gli uni gli altri mantenendo sempre viva la grazia in mezzo a noi.
L’opera di salvezza continua incessantemente attraverso l’azione dello Spirito Santo che ci sostiene sempre in ogni circostanza, santificandoci e rivelandoci il mistero della vita divina.