Domenica 8 novembre 2020

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 25,1-13)  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».  

 

Le lampade rimaste a secco 

A cura di don Ivo Piccinini, assistente spirituale delle Acli di Alessandria 

L’indole escatologica della Chiesa che cammina nel tempo e aspetta il ritorno del Signore: è questo l’insegnamento del Vangelo.
Il Regno di Dio è paragonato a un banchetto di nozze.
Questo ritorno del Signore è certo. È incerto invece il tempo della sua venuta. Il suo ritorno fa parte della nostra fede.
L’incertezza del quando diventa motivo della nostra attesa e della nostra vigilanza.
La parabola evangelica delle vergini sagge e delle vergini stolte ci dice quale atteggiamento dobbiamo tenere in questo tempo d’attesa: veglia e vigilanza.
San Paolo scrivendo ai cristiani di Tessalonica dopo meno di venti anni dall’evento pasquale di Cristo si sente in dovere di chiarire quale sarà la sorte di quelli che saranno già morti alla venuta di Cristo e quelli ancora vivi.
L’apostolo sottolinea con forza che il problema non è conoscere la sorte dell’uno o dell’altro al momento della venuta del Signore (venuta che sarà come quella di un ladro, improvvisa, senza avvisare nessuno), ma vivere come figli della luce, destinati alla salvezza per mezzo di Gesù Cristo. Questa è la vera sapienza.
Queste parole dell’Apostolo sono il miglior commento alla parabola del Vangelo.
Lo sposo va atteso con le lampade accese. Lo sposo può tardare e non sappiamo fino a quando. Nell’attesa nessuno può rimanere senza olio per la lampada. Essere prudenti e vigilanti significa avere con sé l’olio di scorta.
Il Regno è un banchetto al quale si accede solo se si è vigilanti.
A tutti farebbe comodo conoscere cosa ci riserva il futuro e tutti vorremmo conoscerlo, ma non ci è dato.
In questo tempo di pandemia, sono scomparsi tutti i maghi dell’oroscopo.
Abituati a raccontarci tutte cose piacevoli sul lavoro, sulla salute, sull’amore, nel nostro futuro, non se la sentono, oggi, di continuare in questo inganno. Forse per la paura di essere sbugiardati.
Il cristiano è saggio e non si dà alla pazza gioia esaurendo tutto l’olio della sua lampada e sa che l’attesa dello sposo è fatta di vigilanza, di laboriosità e di pazienza.
Con l’olio della fede e delle buone opere. Con la saggezza nel considerare la provvisorietà della nostra condizione umana e nel costruire nella fedeltà di ogni giorno la nostra abitazione eterna nei cieli.
Prendiamoci cura di noi. Il Vangelo ci chiama oggi e non domani.