Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

«La violenza contro le donne, dallo stalking al femminicidio, è una questione che riguarda tutti. Non è una questione solo femminile ma un tema cruciale di cui le donne e soprattutto gli uomini si devono far carico». Lo afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

 

Un fenomeno, quello del femminicidio e dello stalking, accompagnato da statistiche che tracciano un quadro drammatico del fenomeno. Per questo, le Acli hanno deciso di lanciare una campagna sui maggiori social network. Sul profilo facebook e twitter della Acli, ogni dato su questo aberrante fenomeno è stato adottato da un membro della presidenza nazionale che ha deciso di metterci la faccia, come testimonial di qualcosa che deve essere cambiato. Uomini e donne insieme, perché la discriminazione è già violenza.

 

Secondo Agnese Ranghelli, responsabile nazionale del Coordinamento Donne Acli, «la violenza di genere ha solide basi culturali. È universalmente riconosciuto che la violenza di genere fonda le sue radici nei comportamenti socio-culturali. Per questo bisogna rafforzare ed intervenire a livello preventivo sugli aspetti culturali ed educativi per impedire che si riproducano stereotipi di genere”.

 

Già la convenzione di Instabul, che rappresenta uno degli strumenti più avanzati a livello internazionale per prevenire la violenza sulle donne, esorta gli Stati firmatari affinché si attuino tutte le misure necessarie ad un radicale cambiamento di mentalità per eliminare i pregiudizi.

 

Fin dal 1999, il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La data fu scelta in ricordo del brutale assassinio avvenuto nel 1960 delle tre sorelle Mirabal nella Repubblica Dominicana sotto la durissima dittatura di Trujillo. Mentre si recavano a visitare i loro mariti in prigione per motivi politici, il 25 novembre 1960, le donne furono catturate, torturate, uccise, e gettate con la loro auto in un burrone da agenti del servizio di informazione militare. La loro colpa, e quella dei loro mariti, era stata l’opposizione attiva al regime di Trujillo.