A cura di Daniele Rocchetti, delegato nazionale alla Vita Cristiana
Un celebre discorso di Bonhoeffer su Hitler, il seduttore
Lo abbiamo studiato sui libri di storia: il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler, leader del partito che alle elezioni del novembre dell’anno precedente riceve più voti, ottiene l’incarico di formare il nuovo governo. Il giorno dopo, un giovane pastore luterano, Dietrich Bonhoeffer, è invitato a tenere una conferenza radiofonica al microfono della “Berliner Funkstunde”, dal titolo Il Führer e il singolo. In questo intervento Bonhoeffer denuncia chiaramente il rischio che il Führer, ossia colui che guida un popolo, possa diventare un Verführer, ossia un seduttore, o più precisamente “colui che travia” il popolo.
L’intervento di Bonhoeffer viene sospeso durante la trasmissione. È la sua prima conferenza, sarà anche l’ultima, perché d’ora in poi il teologo tedesco non verrà più invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche. Come si sa, Bonhoeffer morirà impiccato a Tegel il nove aprile del 1945 con l’accusa di aver complottato contro Hitler.
Le seduzioni naziste e l’uso della fede cristiana
La “seduzione” e la propaganda nazista, insieme alla violenza sistematica nei confronti degli avversari politici ed ebrei, tolta la fragile maschera democratica che aveva assunto fino ad allora, favorirono la rapida ascesa del Partito e dei suoi dirigenti fino al controllo della nazione intera.
In particolare, il materiale prodotto per le campagne elettorali a partire dagli anni ’20 e per tutti gli anni ’30, insieme ai materiali visivi dal forte impatto e le apparizioni pubbliche attentamente orchestrate, collaborarono a creare il “culto del capo” intorno ad Adolf Hitler, la cui fama crebbe essenzialmente grazie ai discorsi che egli pronunciò ai grandi raduni di massa, alle parate e alla radio.
Nel costruire il personaggio pubblico, i responsabili della propaganda nazista dipinsero Hitler a volte come un soldato pronto all’azione, altre volte come un padre e, infine, persino come un messia giunto a riscattare il destino della Germania. Tecniche moderne di propaganda – incluse immagini forti accompagnate da messaggi semplici – aiutarono a proiettare Hitler dal ruolo di piccolo estremista poco conosciuto (oltretutto nato in Austria e non in Germania) a leader incontrastato del Paese.
Oggi gli storici riconoscono la radice atea di un regime senza Dio. Eppure questo non impedì ai nazisti di usare per anni il nome di Dio ed elementi della fede cristiana per giustificare la loro ideologia e i loro crimini. Hitler nel suo Mein Kampf, La mia lotta – delirante autobiografia politica che sarà distribuita in milioni di copie – menziona più volte Dio e l’importanza di “non lasciare profanare l’opera di Dio” fino a rivolgersi “nella fervida preghiera: a Dio onnipotente, benedici un giorno le nostre armi, sii giusto come sempre fosti; giudica ora se meritiamo la libertà; Signore, benedici la nostra lotta!”
Come scrive Simone Varisco, “ad imitazione del Führer, anche la propaganda nazista per lunghi anni si avvalse della spiritualità per la mobilitazione delle masse. Prima dell’anti-religione di Stato, prima delle adunate notturne a Norimberga illuminate dai bracieri, ci fu il tentativo di strumentalizzare la fede cristiana. “Gott mit uns”, Dio è con noi, recitavano le fibbie delle cinture dei soldati del Reich, motto che nel medioevo fu dell’ordine teutonico.” “Gott mit uns”, Dio è con noi, commentò in proposito Enzo Biagi. “Hitler lo aveva arruolato; per fortuna disertò.”
Le nuove seduzioni in nome del Vangelo
Siamo in un tempo in cui alcuni politici per legittimare le loro scelte usano disinvoltamente parlare di Rosario e Vangelo. La seduzione nei confronti dell’elettorato cattolico è evidente. Più che le parole, contano i simboli. Che, a prima vista, esprimono esclusione, diffidenza, separazione, nonché una buona dose di paura fondata sull’evocazione di una minaccia costante. Parole ben diverse da quelle evangeliche.
Lo sappiamo: nel rapporto fede-storia declinato nell’azione politica, si sono avute spesso due posizioni: la difesa della civiltà cristiana oppure la difesa cristiana della civiltà umana. Non è la prima volta che si scontrano queste due visioni e non sarà certo l’ultima. Se dagli anni Sessanta in avanti ha largamente prevalso la seconda, ora la difesa della civiltà cristiana – con tanto di troni e altari – sta riprendendo vigore. Le pulsioni sono profonde. Occorre vigilare con attenzione. In gioco è il Vangelo, in gioco è l’umano. Che è l’unico modo con cui il Vangelo in modo coerente si narra nella storia.