In politica è bene misurare le parole

Machiavelli, in un passaggio de “Il principe”, scrive che “si conosce facilmente, per chi considera le cose presenti e le antiche, come in tutte le città ed in tutti i popoli sono quegli medesimi desideri e quelli medesimi omori, e come vi furono sempre”: chi conosce le cose sa che i desideri e gli umori dei popoli non sono troppo diversi e sono sempre presenti. Prendiamo questa sottolineatura dell’illustre Segretario fiorentino per ricordare una cosa un po’ ovvia ma non banale. E cioè che ogni popolo vive di umori ed è sollecitato da molti desideri. È un fatto. Pertanto, quando oggi si dice che la politica si vive “di pancia”, in realtà stiamo ricordando un fatto che Machiavelli riconosceva facilmente: anche la “pancia”, presunta sede delle pulsioni e dell’immediatezza, fa parte del “corpo elettorale”: anche la pancia “fa” politica (pur senza esaurirla, dato che ci sono anche altri… organi). E dunque potremmo concludere che – per quanto non voluto – c’è un collegamento forte e diretto tra la politica – espressione di un pensiero alto – e gli umori – espressione di una forma un po’ più bassa. È così. Ma questo ci porta a derivarne due considerazioni.

La prima è che, proprio per queste ragioni, in politica è bene misurare le parole, come in diplomazia, perché l’inevitabile lettura effettuata “dalla pancia” sia il più limitata possibile, perché gli istinti irrazionali siano il più controllati possibile. La moderazione della parola, il gusto per il detto e il non detto in politica servono a sollecitare il cervello, a controllare l’inevitabile presenza delle emozioni. Ma allora perché oggi si insiste così tanto sugli umori e sulle passioni?

Perché – e questa è la seconda considerazione – questo dà risultati immediati. Costa poco, rende molto. Ma ha anche qualche effetto imprevisto. Rappresentare le rabbie si trasforma facilmente nel legittimare le rabbie. È così che divengono ordinarie certe parole (soprattutto sui social), certe goliardate, perfino certe intimidazioni o certi gesti, come dimostrano le aggressioni a Lamezia Terme e Partinico dei giorni scorsi. Se la politica asseconda gli umori, certi umori poi rispondono creando un clima di paura e di diffidenza: un male comune. Ovviamente vale anche il contrario: rappresentare gli slanci, i talenti, i gesti di accoglienza offre l’opportunità di legittimare spinte positive, valori che uniscono: bene comune.

Roberto Rossini