“La mia storia personale al tempo del Covid-19” di Marta

Vi racconto un  la mia storia personale per quanto riguarda la sfera privata in riferimento al Covid19. Visto che la sede dell’Acli per il primo periodo di emergenza è rimasta chiusa e io lavorando presso la sede di Genova ma avendo la residenza ad Imperia, ho deciso di rimanere a casa mia ad Imperia e di lavorare da remoto, questo anche perché a Genova, dove vivo con due mie coinquiline, non c’era nessuno e non mi sentivo di stare tutto questo periodo da sola in una casa buia (tra l’altro). 
Quindi io dal 10 di marzo, cioè da quando c’è stata la chiusura, sono tornata ad Imperia e ci sono tutt’ora e lavoro da casa. 
Sono tornata a casa e ho deciso di stare a casa con la consapevolezza di stare con mia mamma, di stare bene, di fare la vita che facevo sempre, di stare serena e invece a causa di questa emergenza sanitaria non è stato proprio così.
La seconda settimana di marzo, mia mamma si è presa una semplice influenza stagionale cioè un mal di gola con i brividi di freddo, ma questi sintomi se li è portata avanti per due mesi. Vedeva che questi sintomi non passavano e allora successivamente è subentrata un’ansia che poi è sfociata in attacchi di panico veri e propri. 
Posso dire che non è stato bello vedere mia mamma in quello stato anche perché una sera ho deciso di chiamare la guardia medica perché era troppo agitata, non respirava, si sentiva bruciori in tutto il corpo e allora per farla tranquillizzare ho deciso di chiamare la guarda medica che è arriva e le ha prescritto di prendere delle gocce per dormire e qualcosa per curare il mal di gola. 
Con il passare delle settimane la situazione non è migliorata anzi. I bruciori aumentavano insieme all’ansia, quindi sotto il mio consiglio ha chiamato la sua psicologa che le ha fatto due sedute e quest’ultima le ha consigliato di andare da uno psichiatra che due anni fa ha seguito mia mamma per via della separazione da mio padre e lo psichiatra le ha dato delle gocce da prendere ogni volta che mia mamma si sentiva in ansia. 
Questa terapia l’ha seguita fino ad oggi, perché insoddisfatta dagli esiti ha deciso di scalare queste gocce e sospenderle. Mia mamma l’ho vista stare peggio dal punto di vista psicologico anche se in cura da lui perché dopo l’ansia e oltre all’ansia è subentrata la depressione, certo non una depressione grave ma pur sempre depressione è, ed il problema è che se non si cura la depressione per prima cosa, non si può curare l’ansia, e non la potrà nemmeno gestire. 
Infatti, dopo una seduta di dure ore, dove mia mamma ne è uscita sconvolta perché ha ripercorso un po’ tutta la storia della sua vita e nella quale hanno parlato dei legami affettivi che mia mamma ha con alcune persone quindi con me, il suo compagno e mio papà, la diagnosi dello psichiatra è stata depressione. 
Ovviamente mia mamma oltre alle gocce per l’ansia prende anche quelle per la depressione perché sennò non ne usciamo. 
Posso dire che il fatto di stare in quarantena con lei e quindi essere obbligata a vivere con lei a stretto contatto sempre 24h su 24 non è stato per niente semplice perché oltre allo stress che posso avere io, causa la situazione, causa esami e lavoro, lei sicuramente non mi ha di certo aiutata, anche perché sono io quella che deve essere forte, sono io quella che ha un peso sulle spalle enorme da sopportare perché sono io che devo essere forte per mia mamma che a livello psicologico non sta passando un bel momento, quindi tutta questa situazione mi è pesata molto. 
Certo io sono vicino a mia mamma, le voglio bene e cerco di essere forte per lei ma non è sempre facile, anzi. Se le cose non le vivi è sempre facile parlare da esterni.
Con questo scritto volevo riportare la mia storia personale sicuramente aggravata anche dall’emergenza perché mia mamma è diventata ipocondriaca, e non lè mai stata, e quindi per fare qualsiasi cosa era un problema perché aveva e ha tutt’ora la paura e il terrore di fare tutto, però io dico non si può vivere per tutto il tempo con questo terrore perché sennò non è più vita.